Obama stanga le banche: arriva tassa da 120 miliardi

Una tassa da 120 miliardi di dollari. Saranno 20 tra le maggiori banche americane, aiutate dal governo durante la tempesta finanziaria, a doverla pagare. Oggi il presidente Barack Obama alzerà il velo sulle intenzioni della Casa Bianca, entrando nei dettagli di un provvedimento dal duplice scopo: da un lato rastrellare risorse per alleggerire il peso del deficit, destinato quest’anno a galleggiare attorno alla boa del miliardo di dollari dopo averla superata nel 2009 (1,4 miliardi); dall’altro, lanciare un chiaro segnale ai contribuenti che ogni cent di denaro pubblico messo a disposizione degli istituti verrà recuperato.
Con l’avvicinarsi delle elezioni di metà mandato, Obama deve del resto evitare un’ulteriore caduta di consensi. Pur avendo contribuito a riportare il Paese alla crescita nel terzo trimestre 2009 dopo averne ereditato la guida quando era vicino al baratro, il successore di Bush deve soprattutto fare i conti con una disoccupazione che continua a mordere. Nel Beige Book, la Fed ha parlato ieri di mercato del lavoro «ancora debole» e di «ripresa lenta». La recessione ha mandato a spasso otto milioni di americani, fatto schizzare il tasso dei senza lavoro sopra il 10% e colpito senza distinzioni di sorta manager, colletti bianchi e operai. Bilancio pesante, ma poteva andar peggio: il piano di stimolo da 787 miliardi, assicura la Casa Bianca, ha permesso di creare o salvare due milioni di posti. Un miglioramento è atteso in primavera, ha spiegato il capo dei consiglieri economici del presidente, Christina Romer, convinta che entro fine anno saranno 3,5 milioni i nuovi posti di lavoro.
Obama, comunque, preme affinchè vengano varate nuove misure di stimolo. Il rischio è però quello di allargare il buco federale. Un motivo in più per imporre alle banche, tornate all’antico vizio dei super-bonus, la tassa da 120 miliardi da spalmare su 10 anni. Il nome degli istituti che dovranno aprire la cassaforte al fisco non ancora noto, mentre dal provvedimento sembrano esclusi Gm e Aig.
Gli occhi della comunità finanziaria internazionale saranno puntati oggi non solo su Obama, ma anche sulla Bce.

I tassi resteranno ancora bloccati all’1%, così come consigliano l’elevata disoccupazione e una ripresa incerta, mentre il numero uno dell’Eurotower Jean-Claude Trichet tornerà a invitare i governi di Eurolandia a procedere con il risanamento dei conti pubblici.

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