Cronaca locale

Oblivion, dal web al palcoscenico la saga della parodia

Loro professano amore indefesso per il palcoscenico, ma hanno trionfato su Internet. Si dichiarano felicemente «vecchi dentro» (amano il varietà, il cafè chantant e soprattutto il Quartetto Cetra), ma ricevono telematiche ovazioni su Facebook e attraverso centinaia di migliaia di click ai loro filmati su You Tube. Spiegano che la tv forse arriverà, per loro, ma che per ora non ci pensano. Eppure, la magistrale gestione dei tempi comici che li contraddistingue li renderebbe perfetti per la platea catodica, che chiede tutto e subito, soprattutto quando vuole ridere. Sono gli Oblivion, il caso cabarettistico dell'anno, in arrivo con «Oblivion Show» al Teatro Ciak da oggi al 6 dicembre (info: 02-76110093, www.teatrociak.it). Quintetto misto (tre uomini e due donne: Lorenzo Scuda, Davide Calabrese, Fabio Vagnarelli, Graziana Borciani e Francesca Folloni) tra i trenta e i quaranta di età, gli Oblivion fanno della nostalgia e della parodia un cocktail infallibile: dotati di cinque voci versatili e perfettamente impastate tra loro, mettono la musica al servizio della comicità e di una leggerezza senza sensi di colpa. Il loro spettacolo (regia di Gioele Dix) trascina il pubblico tra omaggi all'adorato Quartetto Cetra (l'unica superstite dello storico gruppo, Lucia Mannucci, è in costante contatto con loro, e molto probabilmente sarà presente alla prima milanese), brani celebri mimati, commistioni di stili, parodie «liofilizzate» di grandi classici letterari, come le otto tragedie shakespeariane messe in scena in otto minuti come se fossero casi sanguinolenti dei salotti tv di Bruno Vespa, e i famosi Promessi Sposi in dieci minuti. Senza contare i folli abbinamenti stilistici in equilibrio acrobatico sul filo della canzone italiana: Luciano Ligabue cantato con lo stile dei Platters, Massimo Ranieri à la Beach Boys, Ramazzotti vestito dei cori tradizionali sardi, Mina in guisa hip-hop. Sempre affidandosi a una trasformazione comica dei testi originali e a una mimica a orologeria che chiedono una continua attenzione al pubblico, per decifrare le mille battute vocali e «corporee» riversate dal palcoscenico. É questo gusto per la contaminazione ad avere conquistato l'attore Gioele Dix che, entusiasta, si è offerto per la regia dello show: «Ci ha dato un grande aiuto - spiega Lorenzo Scuda -. Ha dato continuità allo spettacolo, a noi piace definirlo il sesto Oblivion. La nostra natura surreale e un po' britannica si è sposata con la sua visione una comicità più sanguigna». L'incontro tra i cinque Oblivion avviene qualche anno fa a Bologna, all'Accademia di Musical: «Il musical resta un grande riferimento - prosegue Scuda -, ma è intorno alla passione per il Quartetto Cetra e per la canzone di quel periodo che ci siamo ritrovati. Poi, però, andiamo anche ai concerti di Tiziano Ferro». Una chicca: «Abbiamo in frigo uno spettacolo nuovo: una parodia dell’Inferno di Dante - conclude Scuda -, su You Tube c’è già l’antipasto...

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