Occidente, in viaggio sul treno di Pera «Senza identità l’Islam è un rischio»

Sul convoglio speciale del presidente del Senato quasi 400 militanti azzurri

Gianni Pennacchi

nostro inviato a Bologna

L'Occidente Express s'è fermato per ora a Bologna, «ma ha ancora tanto cammino da compiere» scandisce Marcello Pera subito sovrastato dal clamore degli applausi e lo sventolìo forsennato di bandiere, perché il Manifesto per l'Occidente «non è nato durante la campagna elettorale e non si esaurirà il giorno delle elezioni». Dove punta questo treno? Sino a Parigi e Madrid dal momento che lo speculare Orient Express porta ad Istanbul, o sino all'Atlantico, a Santiago de Compostela dal santo «matamoros» prudentemente oscurato da Zapatero?
Ammazza-saraceni è certamente troppo per il nostro presidente del Senato, così come sarebbe forzatura scrivere che ieri, nel comizio-lezione tenuto nel Teatro della Fiera bolognese ad una platea entusiasta di circa tremila persone, ha avvertito che una vittoria dell'Unione spalancherebbe le porte all'Islam. In verità ha detto che questa religione può diventare un rischio per la nostra civiltà «solo se l'Europa si arrende al buonismo, all'indifferentismo, al relativismo, al multiculturalismo, al pacifismo», ai troppi «ismi» che un buon prof non ama. Però subito aggiungendo che «l'Islam è un rischio se perdiamo la nostra identità, se decidiamo di non averne una o, il che è lo stesso, se come è scritto nel programma elettorale dell'Unione accettiamo l'idea di una identità in divenire». Insomma, un rischio potrebbe aprirsi.
Però sul treno di Pera un tal rischio è del tutto esorcizzato, le diversità si ricompongono e anche il dualismo viene ricondotto ad unità. Nel vagone targato «Radici cristiane», viaggia Roberto de Mattei che nell'81 ha fondato il Centro culturale Lepanto; quelli del suo gruppo s'offendono se li definisci «lefevriani», ma son certamente cristiani tradizionali, preferiscono la messa in latino e ringraziano il cielo per questi ultimi due papi, Ratzinger forse ancor più di Wojtyla.
«Oggi la convergenza è tra i liberalconservatori e i cristiani tradizionali» spiega de Mattei che dirige appunto il mensile Radici cristiane (10mila abbonati) e insegna a Cassino, aggiungendo: «Va bene parlare di tasse, ma la campagna elettorale va nobilitata con temi più alti: è per questo che siamo qui». Più in là siede il giovane imam Yahya Sergio Yahe Pallavicini, lo sceicco suo padre è presidente del Co.re.is, ed è qui a rappresentare i musulmani d'Occidente.
Il giovane Yahya Sergio, radici italiche indiscusse e antiche, è nato musulmano, e sorride stupito, se gli si dà del «collaborazionista». Con la stessa pazienza del crociato de Mattei spiega che «il Manifesto di Pera è condivisibile, è una buona summa di princìpi non solo occidentali ma anche laici, illuministi». Già, anche lui può rivendicare: «Siamo occidentali, siamo islamici, perché qualcuno dovrebbe discriminarci?».
Del resto, anche ai Pallavicini il presidente del Senato ha assicurato che «ogni interpretazione giornalistica tesa ad attribuire al suo movimento un carattere anti-islamico è destituita di ogni fondamento, è assolutamente falsa. Contro il terrorismo islamico sì, lo siamo tutti. Ma contro l'Islam no».
Come sulle onde di Lepanto, c'era di tutto in questo treno partito all'alba di ieri da Roma con 259 passeggeri. A Firenze ne son saliti altri 143, muniti anch'essi di bandiere forziste, qualcuna anche a stelle e strisce, guidati dall'onorevole Denis Verdini, coordinatore toscano di Fi. Prezzo d'imbarco 15 euro a testa, in tarda mattinata tutti e 500 i crociati son sbarcati alla Fiera di Bologna aggiungendosi ai 2.500 lì raccolti dall'onorevole Isabella Bertolini, coordinatrice emiliana, e probabilmente da Cl, visto che uno degli oratori di complemento (insieme alla stessa Bertolini e a Gaetano Quagliariello) era Davide Rondoni.
Mirabile e solenne partenza, questa inaugurale dell'Occidente Express, sullo stesso treno che portò Giovanni Paolo II ad Assisi. Sulla carrozza «Nuovi laici» han preso posto quelli di Magna Carta e dell'entourage di Pera. Su «Europa e identità», l'ala socialista di Forza Italia; pure un avvocato con famiglia che confessa di aver cambiato idea, aveva deciso di votare Rosa nel Pugno ma sentita la storia della tassa di successione venerdì è andato dal notaio ed ora è qui, «voterò Della Vedova».
Il vagone «Occidente è libertà» sta sotto la guida dell'onorevole Giorgio Lainati ed è occupato dal 9° municipio di Roma con la famiglia De Lillo, «i Kennedy dell'Aurelio». Negli scompartimenti di «Io amo l'Occidente», la massa d'urto giovanile dei circoli fondati e animati da Marcello Dell'Utri. «Teocon» e «Forza Occidente» si son riempiti a Firenze.

Le madame della nobiltà papalina avevano ospitalità in «Radici cristiane» ovviamente, e a domanda di generalità rispondevano di «preferire l'anonimato», tenendo però a sottolineare di aver trovato «una felice coincidenza tra quanto abbiamo sempre pensato, e la campagna del presidente Pera».

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