Oggi medici in piazza davanti alla Regione: «Non vogliamo tagli»

Per due giorni si fermano quelli di famiglia. Critico il Tribunale del malato: «Astensione eccessiva, i pazienti sono insoddisfatti»

Oggi medici in piazza davanti alla Regione: «Non vogliamo tagli»

Oggi e domani c'è da sperare di non accusare qualche acciacco e qualche malanno. Potrebbe essere impossibile farsi visitare dal proprio medico. I camici bianchi scioperano perché si sono visti sottrarre dalla Regione gli incentivi che ricevevano nella precedente convenzione. E non solo perché il Pirellone ha ridotto gli incentivi da distribuire tra i 7mila medici di famiglia lombardi da 20 milioni di euro a 4 milioni e mezzo. Cui se ne aggiungono altri 4 milioni e mezzo destinati a coloro che sono disposti a stilare gli elenchi dei pazienti fragili e ad aumentare l'orario del 20%. Ed è proprio questo uno dei nei del nuovo Accordo regionale lombardo che i medici non riescono a digerire. Perlomeno quelli aderenti al sindacato Snami, il più rappresentativo nella nostra città, che oggi e domani chiuderanno gli studi.
Una serrata bocciata dalla Federazione Italiana Medici di Famiglia che la bolla come inutile, perché sostiene che con l'accordo contestato si sono sbloccati 3,08 euro annui per assistito. Scontento della chiusura anche il Tribunale per i diritti del malato. «Due giorni sono decisamente troppi - dichiara Giorgio Rancati, il responsabile della sezione milanese - e va bene che si lamentano perché dicono di avere un carico di lavoro forte e troppo burocraticizzati. Ma è anche vero che molti svolgono anche un'altra attività. Alcuni poi non si aggiornano, non vogliono riunirsi in studi associati. Peccato, perché altrimenti fornirebbero un servizio migliore». E gli assistiti? «Spesso sono molto scontenti dei loro medici di famiglia - risponde Rancati - arrivano tante lamentele in proposito. Noi consigliamo di lamentarsi per iscritto con l'Asl, che è responsabile della convenzione».
Dalle lamentele degli assistiti torniamo a quella dei dottori che questa mattina manifesteranno davanti all'assessorato regionale alla sanità di via Pola dove sperano di essere ricevuti dall'assessore Luciano Bresciani e dal direttore generale Carlo Lucchina. Nelle ore del presidio, come nel resto della due giorni di protesta, saranno garantite le visite domiciliari d'urgenza, quelle ai pazienti in assistenza domiciliare integrata e programmata e ai malati terminali. Ma come mai una così forte contestazione della durata di due giorni? «Perché l'Accordo regionale lombardo - risponde Mauro Martini, il presidente dello Snami - attacca il rapporto duale medico-paziente. E non mette in campo nessun incentivo che premi la professionalità del medico. E per curare meglio gli assistiti non è necessario - aggiunge - aumentare le ore di servizio. Passare da 15 a 18 ore settimanali non vuol dire migliorare il servizio». Non sembrano, invece, dello stesso parere all'assessorato regionale alla sanità che con l'accordo contestato dallo Snami, firmato invece in primavera dalla Federazione Medici di Famiglia. Ma allo Snami sono convinti di avere la ricetta giusta. «Invece di elargire incentivi per l'aumento delle ore di attività - conclude Mauro Martini - si potrebbero devolvere per altri servizi impegnativi».


E come se non bastasse, domani dalle 9 alle 13,30 potranno verificarsi disagi per i cittadini che si recheranno a pagare Ici, Tarsu e Cosap negli uffici di via Pellico 16, via San Tomaso 3 e in Galleria Vittorio Emanuele 11/12.

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