Oggi si approva il piano salvaeuro Passa la linea Berlusconi-Sarkozy

ASSISTENZA È già pronto un fondo da 70 miliardi per rispondere alle «circostanze eccezionali»

La Commissione europea e la Bce sono al lavoro, in queste ore, per elaborare la proposta di un piano «salvaeuro» o, come lo definiscono i capi di Stato e di governo nella loro dichiarazione, «un meccanismo di stabilizzazione per preservare la stabilità finanziaria in Europa». Su proposta della Commissione, il piano sarà approvato, nei dettagli, dai ministri delle Finanze dell’Eurozona, riuniti nel pomeriggio di oggi a Bruxelles. E rappresenterà, come dice il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Junker, «un ombrello di salvataggio per tutta l’Europa».
Sarà la Bce, nella sua autonomia, ad affrontare i mercati con tutte le armi a disposizione, non escluso il sostegno diretto ai Paesi sotto attacco. Ieri il presidente Jean-Claude Trichet ha fatto il punto con tutti i governatori delle banche centrali dell’Eurozona. Mentre saranno le «circostanze eccezionali» previste dai Trattati ad autorizzare l’Unione europea a prestare assistenza finanziaria a un Paese in grave difficoltà. A questo fine, l’Ue già dispone di un fondo da circa 70 miliardi di euro.
L’ampliamento della panoplia di armi per contrastare la speculazione internazionale è stata sollecitata con particolare forza da Italia e Francia, superando le riserve tedesche. «È andata molto bene perché è passata la linea Roma-Parigi, che voleva il rafforzamento del ruolo della Bce», ha commentato con soddisfazione il premier Silvio Berlusconi al termine del vertice. «Lotteremo senza pietà per regolare i mercati finanziari, e renderemo morali le agenzie di rating», gli ha fatto eco il presidente Nicolas Sarkozy. I due leader si sono spesi molto per arrivare a una dichiarazione forte, e che potesse essere percepita come tale dai mercati. Il presidente del Consiglio ha anche rinunciato alla visita a Mosca prevista per ieri mattina, allo scopo di mantenere i contatti con gli altri capi di governo europei sul fronte crisi. Da Arcore, Berlusconi ha sentito più volte il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Anche Sarkozy ha cancellato la missione a Mosca.
Non saranno i ministri a chiedere direttamente un’azione alla Banca centrale, per preservarne l’autonomia. Il comunicato del vertice di venerdì notte recita infatti: «Appoggiamo pienamente l’azione della Bce volta a garantire la stabilità della zona euro». L’obiettivo delle riunioni di oggi è quello di rendere funzionanti i due meccanismi già da domattina, quando riapriranno i mercati finanziari dopo la pausa del fine settimana. La Banca centrale europea starebbe anche per annunciare un’operazione di finanziamento a dodici mesi per la cifra stellare di 600 miliardi di euro per aiutare le banche dell’Eurozona in difficoltà. È stato l’attacco alle banche a causare le forti perdite di giovedì e venerdì nelle Borse europee.
La chiara sensazione emersa nel vertice di Bruxelles, confermata da Junker, è che sia in atto «un’operazione globale per scardinare l’euro nelle sue fondamenta», e che l’attacco alla Grecia sia solo il primo atto di un progetto più ampio. «Dobbiamo rendere chiaro - aggiunge il presidente dell’Eurogruppo - che tutti i Paesi della zona euro sono pronti a difendersi l’un l’altro, perché vogliono salvaguardare l’intera area». Convocato per il via libera formale al pacchetto di aiuti alla Grecia per 110 miliardi in tre anni, il vertice si è dunque trasformato in una sorta di «consiglio di emergenza» per difendere la moneta comune dagli attacchi speculativi, forse non solo. E che la situazione sia grave, lo conferma anche Angela Merkel: «Se osservate gli spread (i differenziali nei tassi dei titoli pubblici dei Paesi deboli, ndr) - dice il cancelliere alla stampa - vi accorgete che vi sono sviluppi negativi non solo in un Paese, ma in diversi Paesi».


In Grecia, dove la crisi è nata, i cittadini incominciano a capire che non vi sono alternative all’austerità. Secondo un sondaggio, il 54,2% dei greci è favorevole al piano di salvataggio Ue-Fmi che prevede misure molto dure a fronte di un prestito da 140 miliardi di euro.

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