Porto Rotondo - È difficile schiarirsi le idee. Nonostante l'aria di mare e le passeggiate nel parco di Villa Certosa, il Cavaliere non ha ancora davvero deciso come chiudere la pratica Fini. Certo, fosse per lui la soluzione migliore sarebbe un bel duello all'arma bianca, come ai vecchi tempi e con la possibilità di togliersi più d'una soddisfazione. D'altra parte, che la rottura tra i due non sia solo politica ma pure umana e personale non è più un mistero per nessuno. Tanto che ne ha dovuto prendere atto anche uno sempre pronte e disponibile alla mediazione come Gianni Letta. La partita, però, al di là delle intenzioni e degli auspici la si dovrà risolvere con regole sì meno cruente ma certamente più intricate. Su un campo, quello dei regolamenti parlamentari e delle liturgie di Palazzo, che Berlusconi non ha mai amato.
E forse è anche questa la ragione per cui il premier ha iniziato da qualche giorno a manifestare una certa perplessità sull'ipotesi di andare al redde rationem con Fini passando per un voto di fiducia in Parlamento su quattro-cinque punti programmatici. Soluzione che inizialmente l'aveva convinto, ma che nelle ultime ore ha iniziato a mostrare qualche crepa. Già, perché per quanto possano essere stringenti i punti in questione - magari con tanto di testi di alcuni provvedimenti allegati e timing di approvazione - il rischio che la pattuglia finiana ingoi in silenzio qualsiasi cosa resta altissimo. In questo modo Fini non si assumerebbe la responsabilità di una rottura sul programma e potrebbe tornare a fare il gustatore esattamente un minuto dopo. Un po', spiega un ministro vicino a Berlusconi, lo stesso schema adottato dal presidente della Camera sul ddl intercettazioni. Che fu approvato all'unanimità dall'ufficio di presidenza del Pdl per poi finire sotto il fuoco incrociato della Buongiorno con tanto di quirinalizia copertura. Il risultato è noto a tutti: il testo fu praticamente ribaltato. Ecco, il timore del Cavaliere è proprio quello di andarsi a infilare in una simile palude e la questione sarà argomento di discussione al vertice-maratona in programma oggi a Palazzo Grazioli. Una riunione che inizierà poco prima di pranzo e che, così al momento l'agenda, rischia di chiudersi a notte inoltrata.
Al momento, dunque, la vera certezza è che Berlusconi continua a tener da conto con il pallottoliere. Convinto che la soluzione meno rischiosa sia quella di convincere un certo numero di finiani moderati a tornare all'ovile. Tra deputati e senatori sarebbero dodici quelli considerati indecisi, una lista che sarà studiata oggi a via del Plebiscito dai big del Pdl. Berlusconi, d'altra parte, dalla Sardegna si è impegnato in prima persona nell'operazione-recupero e non è troppo pessimista: non tutti, spiegava nelle ultime ore nelle sue conversazioni private, dicono di no. Insomma, nelle sue esplorazioni il Cavaliere avrebbe trovato qualche disponibilità.
D'altra parte, al di là dei ripetuti affondi di Bossi, il premier continua a non vedere di buon occhio la strada delle elezioni anticipate (sulla quale resta l'incognita di Napolitano che mai come nell'ultima settimana ha fatto chiaramente capire di non essere d'accordo). È un vero peccato, ragionava qualche giorno fa con un ministro, interrompere un'esperienza di governo che sta dando risultati importanti. Il gioco, insomma, è un po' quello di sempre, con il Senatùr che se da una parte insiste sul ritorno alle urne dall'altra continua a chiedere le dimissioni di Fini. Uno spauracchio il primo, una speranza la seconda. Perché il presidente della Camera ha fatto capire chiaramente da giorni di non essere disponibile ad alcun passo indietro.
Certo, non si dovesse arrivare a una ricomposizione l'ultima ratio resta quella delle urne. Anche perché, Fini a parte, Berlusconi è sempre più convinto sia impossibile aprire un dialogo con l'opposizione.
Al punto che dopo aver letto sull'Unità dei suoi presunti «affari» con Putin e Gheddafi ha invitato i suoi ministri a disertare tutte le feste dell'Unità, oggi feste del Pd. Anche per questo - oltre che per l’esclusione del padrone di casa, il governatore Cota, dalla kermesse nazionale di Torino - Tremonti, Calderoli e Maroni hanno deciso di declinare l'invito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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