Oggi vertice tra il premier Dominique de Villepin e il presidente Chirac. Il ministro dell’Economia, Breton, difende il progetto in Senato Suez-Gdf: «Nessuna alternativa alle nozze» I due gruppi francesi smentiscono le ipotesi di compromesso con Enel.

Un deputato del partito guidato da Sarkozy: «L’ipotesi di fusione è morta»

Paolo Giovanelli

da Milano

Deutsche Bank consiglia «buy» sul titolo Suez perché ritiene «improbabile» una fusione con Gaz de France «entro un futuro prevedibile». L’azione del gruppo francese riagguanta così la soglia dei 30 euro: agli operatori piace l’idea dello «stand alone» piuttosto di una fusione «politica» con Gdf. Il bello è che Enel ieri è rimasta praticamente immobile in una Borsa in rimbalzo, proprio sulle voci che davano come possibile un suo rientro in gioco per l’acquisto di alcuni asset di Electrabel.
Sul fronte francese Yves Jego, deputato del partito di maggioranza Ump, dice che la fusione «è morta: il 70% dei parlamentari è assolutamente contrario». Il timore è che la decisione di privatizzare Gdf e la seguente fusione con Suez porti a un aumento dei prezzi dell’energia, con pesanti riflessi sulle prossime scadenze elettorali.
Ma il premier francese, Dominique de Villepin, non demorde: oggi si recherà all’Eliseo per incontrare il presidente Jacques Chirac e chiedere il suo appoggio in una battaglia che sembra sempre più difficile. Anche perché, sostiene Le Monde, il probabile candidato alle prossime presidenziali, Nicolas Sarkozy, sta facendo «il doppio gioco» e se da un lato «è sempre alla ricerca di una soluzione», di fatto intende trarre il massimo da questo nuovo rigetto del metodo Villepin». In Senato ieri il ministro dell’Economia, Therry Breton, ha difeso la fusione Suez-Gaz de France e in un’intervista al quotidiano Les Echos il numero uno di Suez, Gerard Mestrallet, ha detto che il suo gruppo è pronto a parlare con Enel ma solo dopo le nozze con Gaz de France. «Un’alleanza a tre non si decreta», ha detto, sottolineando che al momento il progetto di fusione «è l’unico su cui si lavora ed è quello privilegiato». Un concetto espresso ancora con più forza in un comunicato congiunto emesso nel tardo pomeriggio dalle due società interessate che hanno voluto mettere un termine alle indiscrezioni che volevano Enel di nuovo in gioco dopo l’incontro tra Romano Prodi e Chirac. Le nozze, dicono i due gruppi, è il solo progetto «ormai realizzabile tra le due aziende, che permette di conservare il loro valore industriale, di massimizzare le loro energie e di difendere sul breve e sul medio periodo gli interessi del personale e dei clienti».
Nessuna «altra strada ipotizzata è realistica per le due società, tenuto conto della loro situazione e di quella del settore».

Un messaggio forte, messo di traverso ai tentativi di compromesso con l’azienda italiana, basati su uno spezzatino delle attività della belga Electrabel, con il gas e alcune centrali affidate in dote a Enel. Il gruppo del nostro Paese continua intanto lo sviluppo in Europa Orientale. Ieri ha annunciato di voler mettere sul piatto 500 milioni per potenziare la centrale elettrica di Maritsa (Bulgaria).

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