Ogni anno 3 milioni di persone volano in quell’eden asiatico

A far conoscere le spiagge di Phuket fu James Bond in Goldfinger Dopo due decenni di visitatori di élite sono arrivati i viaggi low cost

Talvolta si muore anche in paradiso. Nell’Eden di Phuket lo sanno bene. Successe nel dicembre del 2004 quando la zampata dello tsunami strappò 250 disgraziati dalle spiagge. Stavolta a seminare lutto su sabbie e montagne incantate ci pensano il monsone e la stagione delle piogge. Quando il volo Og269 posa il muso sulla pista il paradiso è, come capita spesso in questa stagione, un batuffolo informe di vegetazione, roccia e fango sferzato dai temporali. Un insidioso grumo limaccioso così diverso dall’isola che due raggi di sole trasformano in paradiso rilucente.
Una meraviglia naturale dove gli anfratti di calcare avvinghiati da felci, palme e banani precipitano nel blu cristallino del mare delle Andamane. Non a caso a meta degli anni sessanta, quando i tropici erano mete lontane e i film il libro dei sogni collettivi l’agente di Sua maestà 007 incantò le platee terminando tra quei mari la grande caccia a Goldfinger. Da quel film in poi Phuket - conosciuta nei secoli per il suo caucciù e le sue miniere di stagno - scoprì il turismo, la sua vera ricchezza.
Per tutti gli anni Sessanta e Settanta i visitatori restano all’altezza dello smoking e dell’eleganza di James Bond, alberghi a cinque stelle a picco sulle rocce, ristoranti lambiti dalle onde, sogni e vacanze pagati a caro prezzo. Alla metà degli Ottanta anche Phuket si ritrova più vicina e raggiungibile. Mentre i voli a basso costo battono gli 860 chilometri che la collegano a Bangkok, l’antico Capo Salang, presente sulle mappe dei navigatori arabi e portoghesi, rischia di trasformarsi in una seconda Pattaya, la spiaggia del turismo sessuale alle porte di Bangkok. Ma la Perla delle Andamane resiste alle tentazioni. Dopo aver regalato alle masse e al vizio la spiaggia di Patong, preserva il resto della sua bellezza difende la sua fama di Eden incantato.
I tre milioni di visitatori che ogni anno l’ invadono garantiscono un terzo degli otto miliardi di dollari incassati dalla Thailandia grazie al turismo. A rilanciare il fascino dell’isola ci pensa nel 2000 The Beach, un altro film girato nell’isola e dintorni. Leonardo Di Caprio ci sbarca nei panni di Richard, giovane giramondo americano alla ricerca di un misterioso “buen retiro” dove scompaiono ricchi occidentali annoiati dalla vita. The Beach, la spiaggia del film è l’isola di Phi Phi, litorale dimenticato a cinquanta chilometri a sud di Phuket.
Da allora neanche la furia dello Tsunami abbatte la leggenda. Nell’alba livida del capodanno 2005 Phuket sembra distrutta annientata. Ma è solo un’illusione.

Un anno dopo le sue spiagge sono di nuovo gremite, di nuovo affollate. Come se nulla fosse successo. Come domattina quando un altro aereo sbarcherà nuove carovane di turisti. E i cadaveri del volo Og 269 saranno solo un brutto ricordo.

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