Caro direttore,
glielo dica lei al presidente Fini che gli crediamo: ma ora basta! Abbiamo preso atto che si è sdoganato completamente; crediamo di avere uno dei più agguerriti presidenti della Camera «antifascista». Ma per carità, basta con questi sensi di colpa che (evidentemente) egli possiede ancora, non perdendo l'occasione di ricordare qualsiasi circostanza o luogo, quando o dove fu commesso l'orrendo crimine dell'approvazione delle leggi razziali. Sottolineo che siamo tutti contro quel nefasto provvedimento; quasi tutti siamo stati ad Auschwitz; i miei amici di gioventù più cari erano ebrei; io stesso sono stato in Israele nel '67, due mesi dopo la guerra dei sei giorni... , ma quando si ricopre una carica pubblica non è necessario esteriorizzare continuamente i propri fantasmi, anche perché, per quasi tutti, è un dato di fatto già acquisito e digerito abbondantemente. Anche Alemanno appare sui giornali romani più per il fatto che è andato in gita scolastica a Birkenau, che per il fatto che ha riordinato il caos viario. Caro Giordano, per favore, dica loro che ci crediamo: sono antifascisti, ma non sono stati eletti (solo) per questo!
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Divertente la sua lettera, caro Pepe. Va detto che il percorso del presidente Fini è chiaro e lineare, oltre che coraggioso. Le sue scelte che a volte sembrano tappe forzate, in realtà rispondono ad un disegno preciso e positivo, che ha portato la destra verso traguardi ragguardevoli. Fra laltro, lha portata pure dallemarginazione al Campidoglio. Come non capire la sua insistenza, dunque? Però, dal punto di vista culturale, lei ha perfettamente ragione: a fronte di un fastidiosissimo e insensato senso di superiorità morale del centrosinistra, ogni tanto si avverte come un senso di inferiorità del centrodestra.
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