La «Pietà» del Bellini è un dipinto meno immediato della «Cena di Emmaus» del Caravaggio, meno enigmatico della pala di Piero della Francesca, meno noto dei lavori di Raffaello. È un'opera intrisa di pacata commozione che esige un occhio più attento rispetto ad altri quadri simbolo della Pinacoteca di Brera. Ci è voluto il nuovo e discusso «allestimento emozionale» firmato dal regista Ermanno Olmi che ha ripensato lo spazio museale attorno all'opera di Giovanni Bellini e al «Cristo Morto» di Andrea Mantegna, per riportare l'attenzione del pubblico su uno dei pezzi più pregevoli. Ora la soprintendente Sandrina Bandera, con il contributo della Fondazione Cariplo, ci ha costruito attorno «Giovanni Bellini. La nascita della pittura devozionale umanistica» (da martedì e fino al 13 luglio, catalogo Skira), omaggio all'originalità stilistica del pittore veneto. Cuore dell'esposizione è la celebre «Pietà» del 1495, opera intensa e dolente che molto ci racconta della personalità complessa del Bellini. Per capire quanto fosse coinvolto nella realizzazione, basti vedere che al centro dell'opera, proprio sotto il Cristo, compare un cartiglio che riprende un verso delle Elegie del poeta latino Properzio e con il quale il pittore si firma. Un uso meditato della tavolozza che il recente lavoro dei restauratori della Pinacoteca ha evidenziato. Il blu, il grigio, l'argento dei corpi di Gesù defunto e della Madonna che pare un cadavere col volto scavato, sono l'emblema di un realismo intenso che non ha eguali in quel periodo. Gli artisti del tempo non potevano che confrontarsi con le soluzioni, i colori e le composizioni del Bellini: lo dimostra il confronto, immediato nel percorso della mostra, con la vivace «Incoronazione della Vergine» di Carlo Crivelli. Esposte anche due sculture di scuola donatelliana e alcuni preziosi disegni di Mantegna e Bellini: una Pietà arriva dal British Museum di Londra, l'altra dal Musée des Beaux-Arts di Rennes. Tutta la produzione del Bellini è punteggiata di «Pietà»: a Brera si possono ammirare le più significative, come quella conservata al Museo Correr di Venezia e quella dell'Accademia Carrara di Bergamo.
Sono 26 le opere firmate dal Bellini, accanto a quelle di Mantegna e di altri della scuola veneta: la mostra si chiude sulla «Madonna del magistrato da Mar», giunta dalle Gallerie dell'Accademia di Venezia e capace di fondere in un'unica tela, come solo Bellini sapeva fare, il dolce mistero di Maria e il dramma della Pietà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.