Olympija Olha Bidà

Era ucraina e nacque nel 1903 nel villaggio di Cebliv, situato nella regione di Lviv. Non sappiamo nulla della sua vita prima che prendesse il velo, molto giovane, nella congregazione delle Suore di San Giuseppe. Fu mandata nel villaggio di Žužel, dove le suore tenevano una scuola. Quelle suore erano solite girare per le varie famiglie a invitare i genitori a mandare a scuola da loro i propri figli. La Bidà ricopriva i ruoli di insegnante e di guardiana del convento. Nel 1930 venne inviata nella città di Xyriv, dove c’erano tre sue consorelle che tenevano un asilo. Suor Olympija aveva l’incarico di superiora della minuscola comunità. Ma nel 1944 arrivarono i sovietici e cominciarono gli arresti, le torture e le fucilazioni. Le carceri si riempirono e in capo a un anno toccò anche ai religiosi. Uno dopo l’altro, tutti i conventi ucraini furono chiusi, così come le varie case e scuole delle Suore di San Giuseppe. I sacerdoti presero la via del Gulag e dovettero essere rimpiazzati nei compiti pastorali dalle suore, che clandestinamente preparavano i bambini alla prima comunione. I servizi segreti sovietici, però, non stavano con le mani in mano. Il sistema inizialmente usato era l’intimidazione.

Irruzioni e perquisizioni notturne, improvvise e reiterate, confische di tutte le opere a stampa sospette (cioè, catechismi ac similia), arresto immediato delle religiose scovate. Nel 1950 suor Olympija e suor Lavrentija Harasymyk vennero prese mentre accompagnavano un defunto al cimitero. Deportate in Siberia, suor Olympija si ammalò subito. Non curata, morì due anni dopo.

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