Oman, petroliera colpita Cade l'ipotesi dell'attacco: "Colpa dell'onda anomala"

A colpire la petroliera giapponese M. Star, al largo delle coste dell'Oman, sarebbe stata un'onda anomala provocata da una scossa di terremoto. Inizialmente si era parlato di un attentato. Un ferito

Oman, petroliera colpita 
Cade l'ipotesi dell'attacco: 
"Colpa dell'onda anomala"

Hormuz - Sarebbe stata un’onda anomala, provocata da una scossa di terremoto registrata a terra, a colpire la petroliera giapponese M. Star mentre navigava nello stretto di Hormuz, a largo delle coste dell’Oman. Lo riferiscono fonti delle autorità emiratine alla tv satellitare "al-Arabiya". Decade quindi l’ipotesi, formulata in un primo momento, relativa a un possibile attacco dei pirati somali che ha spinto la marina militare emiratina a scortare la nave fino al porto di al-Fujeira, dove giungerà tra circa un’ora. La petroliera era partita la scorsa notte da Abu Dhabi diretta in Giappone per trasportare un carico di greggio.

Il giallo Inizialmente si era pensato che la petroliera fosse rimasta danneggiata da un’esplosione avvenuta intorno a mezzanotte e mezza ore locali (alle 22.30 italiane di martedì). Un membro dell’equipaggio aveva raccontato di aver visto della luce all’orizzonte poco prima dell’esplosione, per questo il proprietario della nave pensava che si fosse trattato di un attacco esterno.

L'Oman: un terremoto La Guardia costiera dell’Oman aveva detto subito che non c'erano prove di attacchi alla petroliera, sostenendo che la causa dell'incidente fosse un terremoto. "La nave è stata colpita da una scossa... non abbiamo informazioni di attentati", ha riferito a Reuters un funzionario della Guarda costiera.

La minaccia di al Qaeda La rte terroristica di al Qaeda ha minacciato numerose volte di attaccare le imbarcazioni nello stretto di Hormuz, rotta usata per il trasporto di circa il

40% del petrolio estratto in mare. Circa 17 milioni di barili di petrolio passano giornalmente dallo stretto di Hormuz, mentre il petrolio del Medio Oriente rappresenta circa il 90% delle importazioni totali giapponesi.

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