Onorevole, si rilegga l’intervista. E l’ordinanza dei giudici

Facciamo presente all’onorevole Italo Bocchino che nell’intervista al consulente finanziario Loris Bassini si dà conto dei ripetuti tentativi (ben quattro in 7 mesi) di pignoramento delle società della moglie e della casa dove Bocchino risulta nudo proprietario e la Buontempo usufruttuaria, andati sempre a vuoto per l’assenza dei padroni di casa e l’improvvisa cessazione della stessa società della moglie in coincidenza con il decreto di pagamento immediato. Abbiamo anche dato correttamente conto del fatto che poi dal tribunale di Forlì è sopraggiunta una «sospensiva» del decreto ingiuntivo in attesa della sentenza. Sempre a leggere bene l’intervista si fa presente che i soldi (un assegno di un miliardo e 260mila euro) devono essere dati dalla signora Gabriella Buontempo in Bocchino a Loris Bassini.
E ancora. Se Bocchino avrà la pazienza di rileggersi bene l’intervista, senza cioè limitarsi a far le pulci a titoli e sommari che come lui sa bene servono a sintetizzare i concetti espressi nell’articolo, Bocchino vedrà che si parla correttamente di «cessione del credito» per quanto riguarda le Edizioni del Roma. Ovvero di una anticipazione di denaro al Roma (effettuata da Finbroker facendo ricorso alla provvista del Conte Vitali) a fronte della cessione del credito vantato dal Roma verso la presidenza del Consiglio dei ministri. La Finbroker, tramite la delegata Spina, incassa poi regolarmente il credito dalla presidenza del Consiglio.
Quanto ai rapporti con il conte Vitali, ieri Bassini ci ha contattato per ricordare a Bocchino della cena al ristorante da «Gigetto al pescatore» nella quale l’onorevole e la moglie, alla presenza dell’amica comune Silvana Spina, a suo dire «venne messo al corrente del fatto che la provenienza della somma eroganda si rifaceva alla provvista del Conte Vitali: si trattò di una cena “a quattro” con i coniugi Bocchino, Bassini e Spina presso il ristorante “Gigetto al pescatore” di Roma. Sarebbe utile sentire il parere di Spina Silvana sul punto».
E restando sempre ai rapporti di Bocchino riferiti a Vitali e Bassini riportiamo quanto espressamente scritto dai giudici di Torino nell’ordinanza del 9 maggio 2005. Pagina 30: «Entrambe queste operazioni (Il Roma e la società cinematografica Goodtime, ndr) vennero promosse da Silvana Spina, ottima amica della moglie dell’onorevole Bocchino, Gabriella Buontempo, che aveva messo in relazione la famiglia Bocchino con quella di Vitali (...)». Pagina 32: «Secondo la Spina, inoltre, l’onorevole Bocchino era al corrente che Loris Bassini gestiva le risorse economiche del Vitali e che queste derivavano dalla mediazione a quest’ultimo corrisposta per la compravendita di Telekom Serbia. La circostanza appare quantomeno verosimile perché la Spina non ha alcun motivo di affermare il falso. L’onorevole Bocchino e sua moglie hanno ricevuto complessivamente 4.250 miliardi di lire (1.850 Buontempo per Goodtime e 2.4 Bocchino per edizioni del Roma) da Bassini, per il tramite della Spina. Di questi 1.850 miliardi non sono stati restituiti. Sempre secondo la Spina, poi lei stessa e l’onorevole Bocchino avrebbero precostituito, su richiesta dell’onorevole, una prova documentale che consentisse di rivendicare la non conoscenza, da parte dell’onorevole, del rapporto con Bassini-Vitali e della gestione da parte del Bassini di risorse economiche di Telekom Serbia, cioè mediante un fax inviato alla Spina nel 2003 quando il coinvolgimento di Bassini nelle indagini Telekom Serbia era giunto a conoscenza degli organi di stampa (...). Questi (Bocchino, ndr) era infatti preoccupato, quando la stampa aveva scoperto l’esistenza di Bassini e Finbrocker e dei loro rapporti con Vitali, del possibile emergere di finanziamenti obiettivamente imbarazzanti in quanto comunque provenienti dalla provvigione pagata per l’affare Telekom Serbia e finita nelle tasche “inconsapevoli” di uno di quei componenti della commissione d’inchiesta parlamentare (...)». Pagina 33: «Questo ufficio non ha mai messo in dubbio, e non mette in dubbio, la buona fede dell’onorevole Bocchino e della moglie nella ricezione di denaro oggettivamente “illecito” non perché proveniente da tangenti corrisposte per Telekom Serbia ma perché frutto di una truffa a un anziano (il conte Vitali, ndr).

Ma è certo che ironia della sorte, o per chi ci crede, la sempre saggia Divina Provvidenza, ha giocato un bello scherzo all’onorevole Bocchino, alla commissione parlamentare e agli inquirenti perché alla fine gli unici soldi dell’affare finiti in mani «politiche» (sia chiaro mani assolutamente pulite) sono stati quelli presso uno degli “investigatori”», e cioè Italo Bocchino. Che di questi rapporti non ha ritenuto di fare cenno ai colleghi della commissione d’inchiesta che indagavano sulle tangenti di Telekom Serbia.

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