Gli onorevoli ci costano altri 73 milioni

RomaLa bolletta per i gruppi parlamentari, leggasi partiti, resta salata. Dai dati dell’ultimo bilancio della Camera, i gruppi parlamentari quest’anno si succhiano 35 milioni di euro tondi tondi. E al Senato? Uno pensa che siccome quelli di palazzo Madama sono la metà, il conto sarà la metà o giù di lì. Macché: nel 2010 i gruppi del Senato si mangiano 38 milioni di euro. Tre milioni in più dei cugini di Montecitorio. Totale Parlamento: 73 milioni di euro. Altra curiosità: a Palazzo Madama nella scorsa legislatura (2006-2008) c’erano 11 gruppi parlamentari mentre oggi soltanto sei. Eppure la spesa non solo non s’è quasi dimezzata ma è addirittura aumentata.
A dire il vero a Montecitorio è in corso un progressivo taglio, seppur superficiale: nel 2009 si spendevano 35 milioni e 100mila euro, nel 2011 se ne spenderanno 34.900.000. Una limatina più che una drastica sforbiciata. Al Senato invece si spende un po’ di più visto che a bilancio, nel 2009, sono usciti 37 milioni e 350 mila mentre per il 2010 l’assegno ammonta a 38 milioni puliti puliti. La voce «Contributi ai gruppi parlamentari» è composta da tre capitolati: contributo per il funzionamento dei gruppi (11.870.000 a Montecitorio, 6.900.000 a Palazzo Madama); contributo per il personale dipendente dei gruppi (12.700.000 alla Camera, 12.380.000 al Senato); personale di segreteria dei gruppi alla Camera (10.530.000); contributo per le attività di supporto ai senatori (18.150.000). Capire la differenziazione delle tre voci è cosa ardua perché fa riferimento a diverse tipologie di delibere con le quali i gruppi incassano. Di fatto sono soldi che servono per tenere in piedi uffici, personale di segreteria, uffici stampa, uffici legislativi, rimborsi spese. Insomma, linfa per mantenere il Palazzo e i partiti nel Palazzo.
Il malloppo viene diviso a seconda del peso dei gruppi (più onorevoli uguale più quattrini) ed è in continuo cambiamento, visto il via vai dei parlamentari da un gruppo a un altro. Quanto e come vengono spesi i contributi, gruppo per gruppo, verrà pubblicato domani qualora i partiti vincano la loro naturale ritrosia nel rendere trasparente la gestione del denaro pubblico. In linea di massima il grosso dell’assegno percepito serve a mantenere il proprio personale. Una buona fetta se ne va in stipendi «non politici» ma c’è grasso che cola anche per i rimborsi spese per attività politiche. C’è il convegno da organizzare, il dibattito da promuovere, la cena da programmare? Si attinge da lì. Una parte dei quattrini viene girata ai parlamentari per una sorta di contributo al rapporto con gli elettori, campagna elettorale inclusa.
In verità per viaggiare bene nel Palazzo il singolo gruppo necessita di un sacco di benzina: l’ufficio stampa prepara la rassegna quotidiana mirata al partito ma si occupa anche di far pervenire la voce dei parlamentari alle agenzia di stampa. Cioè all’esterno. Spesso è lo stesso ufficio stampa che, previa consultazione dell’onorevole Pinco Pallino, prepara la dichiarazione ufficiale di quest’ultimo, poi girata alle agenzie. E poi c’è l’ufficio legislativo che prepara schede istruttorie di settimana in settimana, evidenziando i provvedimenti che andranno in Aula o in Commissione. Sono gli uomini macchina dei partiti, quelli che lavorano nell’ombra, che scartabellano calendari, commi, disegni di legge e decreti. Segnalano ai parlamentari le leggi da approvare o bocciare, preparano gli emendamenti da presentare, nonché gli atti di sindacato ispettivo quali mozioni parlamentari, interpellanze, interrogazioni. Sono delle vere e proprie balie di partito dei deputati e dei senatori.
Un ufficio è preposto invece alla cura della presenza in Aula dei singoli parlamentari. Gli onorevoli vengono infatti allertati e chiamati al loro dovere dai cosiddetti «curatori dell’agenda».

Che spesso vengono pure trattati male da qualche onorevole fannullone cui squilla il telefono all’alba perché deve correre alla Camera. Altro ruolo decisivo è quello dell’équipe che cura le presenze e le sostituzioni nelle Commissioni. Non sempre il big può partecipare ai lavori delle Commissioni e un apposito ufficio si occupa di trovare il sostituto.

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