Agrigento - La squadra mobile di Agrigento, in collaborazione con la mobile di Palermo e lo Sco, ha eseguito nella notte 21 decreti di fermo emessi dalla direzione distrettuale antimafia di Palermo nei confronti di altrettanti presunti affiliati alla famiglia di Cosa nostra di Agrigento. I fermi sono stati effettuati ad Agrigento, Favara, Canicattì e Palermo. L'operazione è stata denominata "Camaleonte" per via - come ha spiegato il capo della mobile di Agrigento Attilio Brucato - della capacità dell'organizzazione di nascondersi dopo gli arresti che hanno decimato le famiglie agrigentine e di evitare la gestione diretta degi appalti, ma di insersi nel movimento terra e nei trasporti. Una presenza dei clan è stata riscontrata nei lavori per la realizzazione dei centri commerciali di Villaseta e di Castrofilippo.
I fermati sono ritenuti legati ai gruppi che fanno capo al latitante Giuseppe Falsone, considerato il capo provinciale di Cosa nostra ad Agrigento e di Maurizio Di Gati, catturato a dicembre in un casolare alla periferia di Favara e subito diventato collaboratore di giustizia. Tra le persone fermate, Cesare Lombardozzi, ritenuto il capo della cosca di Agrigento e che secondo l'accusa avrebbe gestito il passaggio di competenze tra Di Gati e Falsone.
In carcere anche Pino Motisi, 56 anni, palermitano d'origine, ma residente da anni ad Agrigento dove gestisce il bar della stazione ferroviaria, Santo Pitruzzella, favarese di 66 anni, e Calogero Di Gioia, 59 anni di Canicattì, fratello di Salvatore Di Gioia arrestato nell'ambito dell'operazione alta mafia del marzo del 2004. Tutti avrebbero coperto la latitanza sia di maurizio Di Gati che di Giuseppe Falsone e tutti farebbero capo ad Antonino Rotolo, arrestato nell'ambito dell'operazione "Ghota".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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