da Milano
Mutuare il modello industriale Boeing. Questo è in pratica il fulcro della rivoluzione con cui Airbus e Eads sperano di uscire dai problemi strutturali che ne hanno provocato una drammatica crisi.
Solo che mentre Boeing, nel 2001, procedette con rapidità a riorganizzare il suo braccio civile, tagliando con laccetta posti di lavoro e stabilimenti, per poi adottare una nuova filosofia, basata sulla esternalizzazione delle attività non strategiche, la società guidata da Louis Gallois è costretta alla cautela a causa dei condizionamenti politici.
Molti hanno salutato come draconiano il piano Power 8 con il quale Airbus vuole cambiare strada ma questo è vero solo secondo gli standard europei. I 10mila dipendenti in meno, su un totale di 87mila non sono percentualmente così significativi, mentre la razionalizzazione dei siti industriali, con 6 stabilimenti destinati alla co-gestione con partner esterni o alla cessione, non è certo aggressiva. Airbus spera di potersi accontentare di un approccio «soft», che pure a Berlino e Parigi sembra duro, perché per sua fortuna il mercato aeronautico tira. Più innovativa la scelta di affidare a partner esterni un ruolo sostanziale nello sviluppo di nuovi aerei, a partire dallA350. Come ha fatto Boeing con il B787. Ma bisognerà vedere cosa sarà offerto ai partner che dovrebbero assumere costi per quasi 2 miliardi di euro.
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