Ora la città ha diritto a non abbassare più la serranda

(...) Genova ha diritto a essere una città normale, non la città che vive dell’incubo della devastazione e del saccheggio del 2001, oltreché della continua minaccia della «vendetta». Le serrande abbassate sempre e ovunque a ogni «rimpatriata» in nome del G8 sono l’unica e inappellabile sentenza emessa dal popolo sovrano: la gente ha paura. Ricorda il G8 e ricorda chi ha sfasciato le vetrine, le auto, le case. Non ci sono processi e articoli che possano cancellare o mistificare le sentenze dei genovesi.
Il corteo di ieri, un fallimento anche nelle cifre visto quello che doveva rappresentare, potrà, anzi dovrà finalmente essere l’ultimo. Quando per fare più o meno diecimila persone bisogna mettere insieme qualsiasi motivazione e qualsiasi comitato esista al mondo, bisogna anche prendere atto che non si ha più nulla da dire a proposito di G8. Per fortuna la manifestazione si è conclusa senza scontri, così che nessuno potrà più rivendicare nulla. E il fatto che tutto sia filato liscio è stato l’unico successo per tutti. Perché l’evento era stato presentato nel modo peggiore possibile, da parte di molti. Dossier con pesantissimi atti d’accusa a senso unico nei confronti delle forze dell’ordine, provocazioni assurde ad opera di rappresentanti istituzionali e di partiti politici.

Le interviste di Nichi Vendola condite di slogan più violenti di quelli scanditi in piazza, le ripetute esternazioni di Claudio Burlando che si schiera con la contestazione della Val di Susa, il conferimento della cittadinanza onoraria genovese al giornalista di Indymedia Mark Covell da parte della sindaco Marta Vincenzi che aggiunge invece solo violente e generalizzate accuse alle forze dell’ordine. Genova ha diritto a sperare che tutto questo vada finalmente in archivio. Di Balilla ce n’è stato uno.

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