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Ora il governatore di Bolzano vuole fare la «polizia etnica»

Durnwalder: le forze dell’ordine devono essere altoatesine Critiche da Ds e Margherita: «Bilinguismo falso problema»

Ora il governatore di Bolzano vuole fare la «polizia etnica»

La bionda deputata azzurra Michaela Biancofiore l’ha già chiamata la «polizia etnica». È l’ultimo pallino di Luis Durnwalder, potente presidente della Provincia autonoma di Bolzano sempre a caccia di nuove competenze che rafforzino l’autonomia da Roma. Durnwalder vuole che le forze di polizia in azione nel Sudtirolo parlino italiano e tedesco. Fin qui niente di particolare: il bilinguismo è un diritto delle valli altoatesine, sancito dallo statuto dell’autonomia soprattutto nei rapporti tra i cittadini e la pubblica amministrazione. Il problema è che selezionare un numero adeguato di poliziotti, carabinieri e finanzieri poliglotti è un’impresa molto ardua. Così il governatore sudtirolese ha chiesto che lo Stato promuova concorsi riservati alla popolazione locale. In caso contrario, Bolzano chiederà di non dipendere più da Roma per il reclutamento delle proprie forze di polizia. E Karl Zeller, deputato della Südtiroler Volkspartei, è pronto a presentare una proposta per reintrodurre l’arruolamento diretto nelle forze dell’ordine.
La polemica è nell’aria da qualche giorno. Era stata sollevata dalla «pasionaria» sudtirolese Eva Klotz, scandalizzata da un episodio capitato la scorsa settimana: alcuni giovani sarebbero stati «umiliati» da due carabinieri che avevano fermato la loro auto in una località della Val Pusteria e si erano rivolti loro in italiano, perché «qui siamo in Italia e si parla italiano». Il quotidiano in lingua tedesca Dolomiten ha subito cavalcato la protesta pretendendo «sanzioni severe» per la pattuglia di militari: il bilinguismo negato sarebbe una vera emergenza nella provincia di Bolzano e Durnwalder dovrebbe essere più rigoroso nel difendere i diritti della minoranza linguistica.
Il governatore si è schierato con l’«ala dura» tedesca e ha scritto una lettera dettagliata al ministro dell’Interno, Giuliano Amato, sottolineando che «tra le forze dell’ordine ci sono sempre meno altoatesini» ed esigendo che le prossime forze di polizia siano reclutate attraverso concorsi riservati ai residenti in Alto Adige, in grado di esprimersi nelle lingue ufficiali. «Altrimenti - ha detto ieri il “kaiser” del Sudtirolo nell’incontro con la stampa di ogni lunedì - non ci resterà che chiedere la competenza sulla polizia per la provincia autonoma». Il governatore ha aggiunto di essere pronto ad assumersi altre competenze ancora, sottraendole a Roma: sulle poste, sulla Rai, sul personale della giustizia. Così si potrà rispettare il patto di stabilità per il quale «l’Alto Adige non è disposto alla decurtazione dei trasferimenti finanziari da Roma a Bolzano».
In questo modo, sull’onda della popolarità per il recente licenziamento di cinque dipendenti provinciali fannulloni, l’abile Durnwalder centra due obiettivi. Da un lato, in vista delle elezioni provinciali del 2008, mantiene buoni rapporti con la destra tedesca della Klotz e dell’Union fur Südtirol; dall’altro non allenta la presa sul governo centrale, che non può permettersi di perdere i voti dei parlamentari della Südtiroler Volkspartei: e come è già successo, ogni voto di fiducia si traduce in sempre nuove concessioni per la Provincia di Bolzano. Questa volta, il «kaiser» vuole il suo esercito come accade per esempio in Germania, Austria e Stati Uniti, dove accanto alla polizia federale c’è anche una polizia regionale.
La questione però è molto spinosa. Mai prima d’ora la Svp aveva avuto tanto potere in Parlamento, tuttavia l’Italia non è uno Stato federale e non può perdere il controllo di un’intera provincia. Ma l’uscita del Landeshauptmann avviene in una fase di tensione, in cui - dal confinante Veneto fino a Roma - cresce l’onda di malcontento contro i privilegi dell’Alto Adige soprattutto in materia di tasse e opere pubbliche. E questa volta le critiche più pesanti contro il progetto di polizia sudtirolese vengono proprio dall’interno del centrosinistra che governa la provincia autonoma assieme alla Svp. Luisa Gnecchi, vicepresidente diessina della giunta provinciale, ha detto che «se il problema è la conoscenza della lingua, allora organizziamo corsi gratuiti per tutti i dipendenti pubblici».

Per il sindaco di Bolzano, Luigi Spagnolli (vicino alla Margherita), quello del bilinguismo è un «falso problema»: «Alle forze dell’ordine chiediamo di garantire la sicurezza dei cittadini, il fine è quello, non altri».

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