Linvecchiamento va combattuto giorno dopo giorno, soprattuttodopo i sessanta anni. Meglio sarebbe comunque inziare ad avere cura di se stessi fin da giovani. Lautostima è una risorsa che va sempre alimentata. Un vecchio senza denti, curvo sotto il peso degli anni, rischia lipocondria, lisolamento, lemarginazione. Per lui, a quel punto, è quasi impossibile cambiare stile di vita. «Dal punto di vista psicologico, anche limpiego di una dentiera può essere vissuto come una sorta di invalidità, collegata al decadimento fisico», afferma il dottor Emilio Francini Naldi, odontoiatra a Milano, Firenze, Roma, Udine (www.efran.it, numero verde 800252020). «Dal punto di vista meccanico, si ha il problema della stabilità che a sua volta può avere come conseguenza infiammazioni della gengiva: se nella parte superiore la protesi aderisce al palato come una ventosa, non altrettanto succede nella parte inferiore, dove si possono avere micro-spostamenti che solo col tempo la persona impara a gestire in modo automatico e inconsapevole. Se la protesi appoggia su denti esistenti, poi, si crea il problema del sovraccarico. Ciascun dente, infatti, è adatto a resistere al carico che gli compete nella normale masticazione, più accentuato nei molari, che hanno tre radici, meno negli incisivi, che ne hanno solo una: l'agganciamento della protesi provoca quindi una situazione forzata e innaturale. Dal punto di vista igienico, infine, è indispensabile rimuovere la protesi e pulirla adeguatamente ogni volta che si mangia, se si vuole evitare che residui di cibo, pur minimi, si infiltrino tra essa e la gengiva, causando dolorose irritazioni».
La soluzione a tutti questi inconvenienti può essere l'implantologia: «Gli impianti assicurano una situazione il più possibile simile a quella naturale - spiega l'implantologo - facendo sì che la persona possa trascorrere anni e anni in maniera confortevole con protesi fisse, come se avesse ancora i suoi denti naturali».
Uno studio accurato della situazione e lapplicazione delle tecniche innovative riducono i disagi ed i tempi di attesa: «Il giorno stesso in cui gli impianti vengono inseriti nell'osso, può essere posizionata una protesi provvisoria (ma fissa, funzionalmente valida e bella esteticamente), appoggiandola ad alcuni denti esistenti, che verranno tolti solo in un secondo momento. La persona può quindi uscire dallo studio già con una bocca nuova, evitando lo sconforto di dover stare per un certo periodo in condizione impresentabile e senza doversi adattare ad una protesi mobile nell'attesa che gli impianti si integrino con l'osso (il che può richiedere alcuni mesi). Una volta avvenuta l'integrazione, il paziente tornerà quindi nello studio per sostituire la protesi provvisoria con quella fissa, e in questa occasione verranno tolti anche i denti naturali rimanenti, la cui funzione passerà, definitivamente, agli impianti». Numerose persone dopo aver portato per anni una protesi mobile, presentano una sezione ossea insufficiente ad accogliere gli impianti. «Ciò succede perché le protesi mobili comprimono la gengiva e di conseguenza l'osso, provocandone un riassorbimento, cioè una diminuzione di volume accelerato. In questi casi, si può comunque ricorrere ad un trapianto che riporti l'osso allo spessore adeguato. Oggi, tra l'altro, grazie al diffuso utilizzo di osso di banca (osso umano di donatori) questo intervento è divenuto più semplice e molto meno invasivo per il paziente che vi si sottopone».
Il tutto con il minimo disagio: «In genere, si ricorre ad una sedazione cosciente. Farmaci anti-infiammatori e cortisonici, la cui somministrazione viene attentamente dosata e modulata in loco dall'anestesista con un ago-cannula, permettono di eliminare il dolore ed evitare antiestetici gonfiori dopo l'intervento».
L'utilizzo di materiali all'avanguardia gioca un ruolo fondamentale per il raggiungimento di esiti soddisfacenti. «Per la realizzazione delle protesi, ottimi risultati si stanno ottenendo con lo zirconio», spiega il dottor Francini Naldi precisando che questo metallo è duro come l'acciaio e bio-compatibile al pari del titanio.
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