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Ora il viaggio di lavoro si fa con la famiglia

Al risveglio fanno colazione con moglie e figli, poi riunioni e convegni fino a sera, quando si ritagliano il tempo per cenare in famiglia. E se la trasferta comprende il weekend, quale occasione migliore per visitare posti nuovi con i bambini? Sono manager, in viaggio d’affari ma con congiunti al seguito. Secondo l’Herald Tribune la tendenza di associare trasferte di lavoro e villeggiature familiari si afferma sempre di più: uno studio citato dal giornale anglosassone afferma che il 59 per cento dei «business traveller» si fa accompagnare da amici o parenti.
Mogli con cui andare a una serata di gala dopo l’ufficio, figli da portare al museo durante la pausa pranzo, fratelli con cui vedere la partita il sabato pomeriggio. Il viaggio un po’ di lavoro e un po’ di piacere sembra essere la combinazione ideale per soddisfare esigenze di solito in conflitto e per trascorrere insieme ai familiari tutto il tempo che si riesce a «rubare» a capi e colleghi.
Molti i pro, stando ai racconti dei manager interpellati dall’Herald. Prima di tutto sono in compagnia anche se lontani da casa e condividono esperienze nuove con i propri cari. Possono inoltre mostrare a mogli e figli il tipo di vita che fanno quando sono in trasferta e, perché no, ottimizzare i costi girando il mondo con loro tutte le volte che è possibile, raggiungendo destinazioni altrimenti troppo dispendiose. Pare che i parenti gradiscano: di giorno fanno i turisti e la sera rivedono papà. Mentre le agenzie di viaggi si stanno specializzando nell’allungare le trasferte d'affari con qualche giorno di villeggiatura. Con l’aiuto delle mogli, perfette organizzatrici nel far combaciare ferie e pause scolastiche, nel trovare alloggi adatti a tutta la famiglia e nel trapiantare all’estero la vita domestica, anche se per brevi periodi. La permanenza in un’altra città infatti, se fatta in compagnia dei parenti, non si limita a un approccio «usa e getta», ma diventa una divertente immersione nella vita locale.
C’è, al contrario, chi preferisce tenere ben distinte la sfera professionale e quella privata. Alcuni temono che colleghi e superiori non vedano di buon occhio la famiglia al seguito. I viaggiatori più esperti consigliano di controllare la disponibilità dell’azienda. Le società statunitensi sono di solito favorevoli all’idea che il dipendente si faccia accompagnare, sempre che questo non comporti spese aggiuntive per l’azienda né mancanze o ritardi agli impegni professionali. Però non mancano gli inconvenienti. Il manager in viaggio deve spesso intrattenere i clienti la sera o può avere la necessità di raccogliere le idee, quando moglie e figli non vedono l’ora di uscire. Svagarsi nel tempo libero poi riduce lo stress, ma non aiuta la concentrazione. Quelli che hanno meglio imparato i principi dell’auto-organizzazione però riescono a non mischiare mai le attività: nessuna telefonata di lavoro mentre si passeggia con i figli e niente chat con la moglie dall’ufficio.

Che in fin dei conti sono regole valide anche per chi non è in trasferta.

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