Guerra in Israele

Rafah, colpita auto dell'Onu. Israele: "La guerra continua"

Ucciso almeno un dipendente delle Nazioni Unite. Hamas accusa Israele. Biden preoccupato, anche dai sondaggi

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«È la guerra più giusta che lo Stato d'Israele abbia mai conosciuto». Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant parla di Gaza prima che il mondo si indigni di nuovo perché a Rafah, dove i combattimenti imperversano, è stato colpito un convoglio delle Nazioni Unite. Almeno un dipendente Onu è stato ucciso e un secondo sarebbe grave, morto anche lui per Hamas, che parla di un uomo e una donna uccisi. «È una guerra senza scelta, una guerra che plasmerà le nostre vite per i decenni a venire», aggiunge il ministro Gallant. Benjamin Netanyahu è manicheo: «O noi o i mostri di Hamas - dice il capo del governo israeliano - Raggiungeremo la vittoria riportando a casa tutti i nostri ostaggi»; «La nostra guerra d'indipendenza non è ancora finita», promette «Bibi» dal monte Herzl di Gerusalemme, il cimitero militare dove si è recato nel Giorno del ricordo dei soldati caduti in guerra e per terrorismo, Yom HaZikaron.

Anche in un momento di unità come è stato quello di ieri per Israele, sia Netanyahu che alcuni ministri stato stati contestati durante le cerimonie. Il clima è teso, in attesa di un'intesa sugli ostaggi e dopo che altri 4 soldati israeliani, tutti di 19 anni, sono stati uccisi ieri nella Striscia, portando a 271 i militari morti a Gaza. Un contestatore, mentre il premier parlava, ha esibito una bandiera con la data del 7/10 dipinta di rosso color sangue, in riferimento alla mancata assunzione di responsabilità per il suo fallimento politico. Qualche parente dei soldati caduti a Gaza si è fatto sentire: «Hai preso i miei figli», ha gridato a Netanyahu. Al ministro Gallant un altro contestatore ha urlato: «Il loro sangue (dei soldati israeliani) è sulle tue mani». I familiari di oltre 900 militari dispiegati a Gaza hanno firmato una lettera chiedendo all'esercito di fermare l'offensiva a Rafah, definita «una trappola mortale» per i propri figli.

La città a sud della Striscia, al confine con l'Egitto, dove sono sfollati un milione e mezzo di palestinesi e 360mila si sono già messi in fuga, resta la principale preoccupazione della comunità internazionale. L'Idf combatte duramente con Hamas nell'est di Rafah e anche a nord di Gaza, nel campo profughi palestinese di Jabalya. Le vittime nella Striscia sarebbero 35mila. Ieri un veicolo delle Nazioni Unite è stato colpito al valico di Rafah, al centro di trattative tra l'intelligence israeliana ed egiziana, e ucciso almeno un dipendente Onu, rinfocolando le critiche a Israele per la mancata protezione degli operatori umanitari a Gaza. Hamas accusa lo Stato ebraico e gli Stati Uniti, denuncia crimini di guerra. Il veicolo aveva i segni di identificazione Onu. L'Idf sta verificando fatti e circostanze. Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres chiede un'indagine. Gallant rassicura il segretario di Stato americano Antony Blinken che quella in corso a Rafah è «un'operazione mirata», dopo che gli Stati Uniti hanno chiesto di evitare l'offensiva su larga scala e rimarcato che a Gaza «sono stati uccisi più civili che terroristi». L'alto numero di vittime irrita la Casa Bianca, che ieri si è tuttavia premurata di precisare che «Israele deve fare di più per i civili», ma che «quello che sta succedendo a Gaza non è genocidio». Eppure la prospettiva di un conflitto ancora sanguinoso e chissà quanto lungo preoccupa Joe Biden. L'ultima serie di sondaggi per il Nyt sulle presidenziali Usa vede Donald Trump in vantaggio su 5 dei 6 Stati chiave: Michigan, Arizona, Nevada, Georgia e Pennsylvania.

Biden perde consensi fra gli elettori giovani e non bianchi. Pesa il sostegno alla guerra a Gaza. I mediatori di Egitto e Qatar torneranno a incontrarsi in settimana a Doha per cercare l'intesa su tregua e ostaggi, sempre più indispensabile a Biden.

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