Orengo: «Musso ha caricato l’arma contro di me»

«Il senatore Enrico Musso ha consegnato il Municipio Medio Levante alla sinistra, ma ci sono altri che hanno caricato la pistola»: non usa mezzi termini, Fabio Orengo, Pdl, presidente «sfiduciato» del parlamentino che comprende Foce, San Martino e Albaro. La sua uscita di scena, per effetto della mozione di sfiducia che l’ha messo in minoranza, apre momentaneamente la strada alla presidenza di un esponente dell’Udc, Anna Maria Galli, e, in buona sostanza, a un cambio di maggioranza, in quello che era uno dei tre Municipi conquistati dal centrodestra nel 2007. Un’altra sconfitta dei moderati, dopo quella nel Centro Est, mentre anche la giunta che regge il Levante non gode di buona salute...
Lei, Orengo, dà la colpa principale a Musso. È stato davvero così determinante?
«Musso ha ispirato i suoi consiglieri, quelli del gruppo “L’Altra Genova“. Sono loro che si sono spesi contro di me. Poi hanno trascinato gli altri, oltre ovviamente l’opposizione di sinistra».
Con quali obiettivi?
«Interrompere il lavoro che stavo facendo, in assoluta discontinuità rispetto al passato. Questo può aver, come dire? sparigliato le carte».
Mica tirerà in ballo Pasquale Ottonello, il suo predecessore, poi entrato come assessore nella giunta Vincenzi?
«Di sicuro io ho interpretato una svolta. Prima, tanto per dire, si attribuivano i finanziamenti stile-manuale Cencelli, con me è cambiato tutto, ho privilegiato le cose veramente utili da fare».
Possibile che qualcuno si sia rivoltato solo per questo? Non dimentichiamo che lei, Orengo, è entrato in qualche modo nell’inchiesta sugli appalti pilotati per la ristrutturazione del Forte San Martino.
«Un momento. Io ho subìto un attacco mediatico, ma ho la massima fiducia nella magistratura e attendo con serenità l’esito degli gli accertamenti in corso. Per questo non ho voluto dimettermi, sarebbe stata un’ammissione di colpa»
Forse l’hanno giudicata arroganza.
«Credo che la sfiducia non c’entri con l’inchiesta, ma sia il prodotto di rapporti morbosi nella maggioranza. Fa specie, comunque, che chi si proclamava garantista, alla prova dei fatti abbia cambiato atteggiamento con tanta disinvoltura».
Il Pdl si è astenuto, salvo una persona.
«Appunto. Solo lei, Anna Palmieri. Che mi ha sempre contestato».
L’accusa è: scarsa comunicazione.
«Ma se era lei ad arrivare in giunta all’ultimo istante, con iniziative non concordate!».
Tra i nemici c’è anche il leghista Renzo Di Prima che ha presentato la mozione di sfiducia?
«No, lui poi si è astenuto. La sua posizione, ecco, ci può stare. Non ho niente da rimproverargli. Damasio, piuttosto, del gruppo “Lealtà“... Allucinante».
Insomma, Orengo, lei avrà pure fatto qualche errore.
«Il mio errore è stato quello di aver voglia di fare, e cercare di lavorare per il Municipio e i cittadini. Sono loro, del resto, che nella seduta di due sere fa mi hanno dimostrato aperto riconoscimento».
Sono il popolo dei tagliandini del Giornale, che l’ha votata in massa?
«Proprio loro. Io rispondo ai cittadini, non ai politicanti».
Vuol dire che se la prende anche con i vertici locali del suo partito, il Pdl?
«Assolutamente no. Mai avuto contrasti con il coordinatore metropolitano Giorgio Bornacin, o con altri esponenti di vertice del partito».


Par di capire che Fabio Orengo non ha nessuna intenzione di smettere?
«Per niente. Io riparto da semplice consigliere, mi consulterò col partito e continuerò la battaglia. Anche grazie al supporto di quei tagliandini...».

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