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Oriente Occidente, il festival esplora con danza e spettacoli la bellezza della diversità

Dal 28 agosto al 6 settembre nei Teatri e nei Musei di Rovereto e Trento quattordici compagnie presentano produzioni in prima nazionale e creazioni originali che raccontano la vita e la biodiversità minacciata dell' Oceano Indiano, i drammi del Medioriente e le conquiste delle primavere arabe, la forza dirompente dei giovani neri sudafricani, la fragilità e la liquidità della società occidentale

Oriente Occidente, il festival esplora con danza e spettacoli la bellezza della diversità

Corpi in conflitto 2. La bellezza della diversità è il titolo del festival Oriente Occidente 2015, un contenitore variegato di spettacoli, performance - installazioni che, pur narrando un mondo inquieto e agitato, provano a intercettare un possibile punto di equilibrio per il superamento dei conflitti. L’emergere di un incontro dialettico che attraverso l’arricchimento reciproco sia in grado di ridestare bellezza.
Dal 28 agosto al 6 settembre nei Teatri e nei Musei di Rovereto e Trento quattordici compagnie, tra le più significative del panorama internazionale, presentano produzioni in prima nazionale e creazioni originali che raccontano la vita e la biodiversità minacciata del remoto Oceano Indiano, i drammi del Medioriente e le conquiste delle primavere arabe, la forza dirompente dei giovani neri sudafricani, la fragilità e la liquidità della società occidentale.

Coprodotto dal Festival, lo spettacolo aereo Fragilità: Manuale di giardinaggio della compagnia tutta femminile Cafelulé inaugura questa edizione sotto la cupola del Mart. Il giardino come metafora della ricerca della felicità: potare i ricordi e coltivare nuovi germogli danzando a qualche metro da terra per ricordare che “se nella vita non si può evitare di cadere, si può sempre rifiutare di restare a terra”.

Due giovani autori fanno da anteprima allo spettacolo di Cafelulé all’Auditorium Melotti. Selezionati dal Festival tra le proposte della rete Anticorpi XL, di cui Oriente Occidente è partner, Andrea Gallo Rosso e Irene Russolillo presentano due nuovi progetti coreografici: Gallo Rosso affronta in un trio maschile il tema del conflitto e della memoria; Russolillo rivolge lo sguardo all’interiorità in un assolo che prende ispirazione da alcuni Sonetti di Shakespeare.

Nella giornata di apertura segue al Teatro Zandonai Khaos di Ginette Laurin, spettacolo creato per la sua compagnia canadese O Vertigo. Opera interattiva che prova ad afferrare il caos per giocarci e superarlo con astuzia.

La seconda giornata di Festival propone uno degli spettacoli clou dell’ultima stagione, in anteprima in Italia: Sacré Printemps! dei coreografi tunisini Aicha M’Barek e Hafiz Dhaou, residenti dal 2005 a Lione. Per la loro compagnia Chatha hanno tradotto in danza le vicende politiche del popolo tunisino a partire dalle rivolte della ‘primavera araba’ scoppiata nel 2011. Sette danzatori, la voce della cantante tradizionale tunisina Sonia M’Barek, la musica del gruppo post-rock lionese Zëro e le silhouettes di cartone dei martiri della rivoluzione sono monito di una ‘massa’ in movimento che cerca la propria legittimazione e guarda al futuro.

Attiva a Berlino, la coreografa sudafricana Robyn Orlin, già enfant terrible della danza internazionale, amatissima in Francia, presenta un lavoro ironico, corrosivo e scottante creato per i giovani danzatori della Moving Into Dance Mophatong, la principale scuola di danza contemporanea di Johannesburg. Beauty remained for just a moment then returned gently to her starting position (La bellezza rimane solo un attimo poi ritorna gentilmente alla sua posizione di partenza) è uno spaccato della società sudafricana ritratta in tutta la sua bellezza, contraddizione ed esuberanza.

Di ritorno al Festival dopo le apparizione del 1991 e del 2002, il coreografo partenopeo attivo in Francia Paco Décina presenta due progetti scaturiti dall’esperienza estrema vissuta in prima persona nelle Isole Crozet nel remoto Oceano Indiano. Il primo progetto, per la scena, è lo spettacolo La douceur perméable de la rosée; il secondo, in esclusiva per il Festival, è La promenade negli spazi del MUSE – Museo delle Scienze di Trento. Una performance/installazione itinerante in sette tappe ispirate dalla natura incontaminata delle Crozet e dagli studi scientifici sull’universo sottomarino.

Tre le compagnie israeliane presenti al Festival. Dopo il successo dello scorso anno ritorna a Oriente Occidente L-E-V (cuore in ebraico) guidata dalla coppia Sharon Eyal e Gai Behar con due nuovi titoli che incarnano la loro poetica prorompente a ritmo techno: Sara e Killer Pig. Prima apparizione invece per Arkadi Zaides, autore e interprete di Archive, che ha l’ardire di raccontare in danza le crudeli azioni dei coloni israeliani nella striscia di Gaza viste con gli occhi dei palestinesi.
Di base a Tel-Aviv anche la coppia Inbal Pinto e Avshalom Pollack, che nell’astratto Wallflower rendono i corpi dei loro danzatori “tappezzeria animata guidata da forze occulte”.

Quattro le repliche del divertente Exquises, il banchetto-coreografico creato da Annabelle Bonnéry e François Deneulin. In scena due danzatrici che servono al pubblico pietanze preparate dallo chef Thierry Moyne, ai fornelli in tempo reale. Uno spettacolo che stimola i sensi di chi partecipa: il gusto, l’udito e la vista. (max 64 spettatori a replica).

In quanto vincitore dell’edizione 2014 del Concorso coreografico Danz’è, Marco Auggiero ha coprodotto con Oriente Occidente OVO/una deviazione dal percorso originale, con cui esplora i concetti di evoluzione-involuzione della specie a partire da un primigenio uovo.

Regina indiscussa dagli anni Ottanta della danza contemporanea francese ed europea, Maguy Marin torna a Rovereto dopo anni di assenza con il suo ultimo lavoro nato per la Biennale de la Danse de Lyon: BiT, un bruciante ritratto della società contemporanea immersa in un ritmo infernale da cui sembra impossibile sottrarsi.

Chiude il Festival La Veronal, l’eclettica compagnia del catalano Marcos Morau, tra i più gettonati autori del momento. Il nuovissimo Voronia, ispirato alla cavità più profonda del nostro pianeta, apre una riflessione sulla caduta dei valori nella società occidentale e intercetta possibili strade per il recupero della moralità.
Il Festival, come di consueto, proporrà anche la sezione Linguaggi.
Tutti gli spettacoli e gli appuntamenti su www.orienteoccidente.it

(foto: John Hogg)

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