Ospedali in rete contro l'infarto

Ospedali in rete contro l'infarto

Si è svolto a Genova il 33° Congresso Nazionale della Società italiana di cardiologia invasiva. Oltre 1700 cardiologi hanno discusso delle più innovative metodiche interventistiche per conoscere e curare le malattie cardiovascolari. Con interventi mini invasivi grazie all'evoluzione della tecnologia che offre oggi sofisticati device (cateteri) miniaturizzati, si è registrato negli ultimi anni un rapido sviluppo. A differenza di altre strategie terapeutiche (chirurgia o terapia farmacologica), la cardiologia invasiva ha registrato progressi impensabili: venti anni fa l'infarto miocardico acuto in Italia aveva una mortalità del 13%, scesa al 6,5%, con l'introduzione del trattamento trombolitico e recentemente dimezzata al 3,8% con l'angioplastica primaria. Questo risultato è stato raggiunto grazie alla tempestività dell'arrivo del paziente all'ospedale (sala di emodinamica) ed alla individuazione precoce della terapia più idonea, meglio conosciuta come Rete per l'infarto miocardico acuto. Incisivo è poi stato l'utilizzo di nuove sofisticate tecniche di imaging quali il Fractional Flow Reserve (Ffr)che permette una valutazione accurata delle conseguenze funzionali di una stenosi coronarica e l'Oct, tomografia a coerenza ottica, che offre immagini ad altissima definizione per lo studio della parete dell'arteria e della placca aterosclerotica. Si è discusso a Genova anche del progetto (Gise Network) per la realizzazione di un Registro italiano permanente dell'attività dei trenta Centri pilota italiani di emodinamica. Una strada per conoscere l'andamento della cardiologia invasiva in Italia.
Nel 2011 sono aumentate del 2,2% (da 27.908 a 28.514) le procedure di angioplastica primaria, cioè durante infarto acuto del miocardico,che garantiscono una riduzione della mortalità rispetto alla trombolisi, farmaci che sciolgono il trombo formatosi all'interno di un ramo coronarico con conseguente ricanalizzazione del vaso interessato. Nelle regioni target del progetto europeo «Stent For Life» si sono registrati i maggiori aumenti delle angioplastiche (Campania, Veneto, Piemonte, Puglia, Basilicata e Sicilia ), in altre si sta implementando il sistema di teletrasmissione dell'elettrocardiogramma (Campania), alcune hanno attivato dei sistemi provinciali di rete portando ad un sensibile aumento delle procedure di rivascolarizzazione percutanea (Puglia, Basilicata e Veneto), in altre ancora si sta puntando sulla formazione del personale medico e non medico che opera all'interno della rete istituendo degli innovativi corsi sulla lettura ed interpretazione dell'elettrocardiogramma (Piemonte).
I cardiologi riuniti a Genova hanno inoltre registrato l'aumento delle procedure per via radiale (+10%) con benefici per il paziente e la spesa pubblica. L'accesso al sistema circolatorio a avviene cioè attraverso l'arteria radiale (dal polso) piuttosto che per via femorale (cioè dall'inguine). Nel 2011 l'accesso radiale è stato usato nel 46% dei pazienti a fronte del 36% del 2010. L'adozione di questa strategia ha ridotto i sanguinamenti, facilitando la mobilitazione precoce del paziente. Nel 2011 il cardiologo interventista vascolare periferico ha scelto di ridurre le procedure che in letteratura hanno dimostrato risultati meno significativi in termini di beneficio clinico: lo stenting carotideo ad esempio si è ridotto da 4.093 a 3.018 procedure (-6,7%), ed è rimasto soprattutto pertinenza dei centri dedicati ad alto volume.

Tale comportamento è del tutto in linea con le recenti linee guida della Società Europea di Cardiologia.
Si assiste invece ad un notevole incremento della procedure endovascolari a carico dei vasi sotto il ginocchio, che si sono portate da 6.915 a 7.735 con un incremento dell'11,9%.

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