Ottimista, sereno e senza invidie Allegri vara il modulo fair play

nostro inviato a Milanello

Se il Milan avesse la serena convinzione di Massimiliano Allegri, avrebbe meno tremori di quelli esibiti negli ultimi giorni dal suo popolo in ansia. «La squadra sta facendo grandi cose, siamo in testa da 20 giornate e dobbiamo fare di tutto per restarci. Abbiamo 5 punti di vantaggio che sembrano pochi e invece sono un buon margine, me l’avessero detto all’inizio del campionato forse non ci avrei creduto» il ragionamento matematico del livornese. Se molti tecnici italiani esibissero lo stesso fair play di Max Allegri forse il calcio italiano ne guadagnerebbe anche in stile e non solo. «Non ho assolutamente “gufato” contro l’Inter, avere una squadra che fa strada, per il movimento, è importante. L’invidia poi non mi appartiene e la fortuna bisogna cercarsela: l’Inter a Monaco ha sofferto e da grande squadra ha trovato la forza per rimontare. In certi momenti serve anche l’episodio a favore, fa parte del calcio» l’altro passaggio di gran classe. E a nessuno venga in mente di sostenere che si tratti di ipocrisia perché poi, sullo stesso argomento, la Champions cioè, il suo pronostico è diverso: «Credo che il Chelsea abbia buone possibilità di arrivare fino in fondo». Insomma fa il tipo sfacciato per Ancelotti, un milanista vero.
Se Mazzarri e tantissimi altri prima di lui, avessero accettato con lo stesso disincanto di Allegri la squalifica di Ibrahimovic, davvero potremmo dirci italiani senza ricorrere alle storielle delle Genoveffe. «Non sono un giudice e accetto la squalifica. Per quel gesto, non plateale, reazione di un momento, Ibra ha chiesto scusa alla squadra, spero che il ricorso venga accolto e magari giochi il derby» è l’atteggiamento misurato di Allegri che non punta il dito né contro l’arbitro Brighi (autore di un referto “malandrino”) né contro il giudice sportivo o i media di probabili simpatie interiste. No. Anzi lui pensa e ripete («non mi è mai passato per l’anticamera del cervello») di aver fatto bene a schierare Ibrahimovic contro il Bari perché «ha fatto comunque tanto». Così come è convinto d’aver fatto bene a scegliere per Palermo un paio di «responsabili» di stanza a Milanello, cioè Jankulovski preferito al fragile Antonini e Seedorf messo davanti a Boateng dalle condizioni fisiche imperfette. Di questi tempi esperienza ed efficienza fisica sono qualità indispensabili per superare Palermo, «partita fondamentale» la definizione scelta non a caso. E resa tale dai precedenti che sono un pugno nello stomaco per i rossoneri: Miccoli ha sempre fatto gol al Milan, negli ultimi 5 anni, un solo punto raccolto e 4 secche sconfitte, compresa l’ultima con Oddo difensore centrale per riparare all’assenza di Nesta infortunato. A proposito. Allarmato anche lui dall’eco dell’ultima intervista, Allegri ha chiesto al romano conferme sulla decisione di congedarsi dal calcio italiano (oggi compie 35 anni, non è proprio decrepito) a fine stagione. «Mi ha risposto che ha... quasi deciso di smettere» qui il cronista Allegri ha lavorato per noi tutti. Non per il club che nel frattempo si è cautelato con l’operazione Mexes.
Ma il Milan non ha la testa fredda di Allegri. E allora bisogna rivolgersi agli interessati per ricordare loro quali sono gli altri rischi in agguato.

L’assenza di Ibra, per cominciare, da esorcizzare come a Cagliari in campionato e contro la Samp in coppa Italia. «Pato e Cassano faranno bene» è la fede di Allegri. Per finire la condizione di diffidati condivisa da Gattuso e Nesta. «Se dovessero essere ammoniti, contro l’Inter giocheranno altri due» la filosofia di Allegri.

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