Otto Hofmann, La poetica del Bauhaus. Si apre oggi la grande mostra dedicata all'artista tedesco, tra i più interessanti che condivise quell'esperienza nella celebre scuola a Dessau. Con questo appuntamento, che si chiuderà il 14 febbraio 2010, Genova e Palazzo Ducale ricordano i 90 anni dalla nascita del Bauhaus con la più ampia retrospettiva mai realizzata su Otto Hofmann. «Un fiore all'occhiello non soltanto per il nostro contenitore culturale - spiega il presidente della fondazione Palazzo Ducale Luca Borzani - ma per tutta la città e la nostra regione. Considerato che Hofmann scelse proprio la ligure Pompeiana come buen ritiro negli ultimi anni della sua vita. Con questa mostra vogliamo evitare qualsiasi forma di provincialismo e localismo nel nostro programma di appuntamenti. L'artista è di pregio e con una lunga esperienza e rappresenta un simbolo del Bauhaus. Ha vissuto sia il totalitarismo nazista, sia la prigionia in Russia, sia il totalitarismo comunista della Ddr dalla quale scappò per andare in Francia e in Europa a realizzare le sue opere e a insegnare in prestigiosi atenei».
Otto Hofmann, La poetica del Bauhaus, ideata da Giovanni Battista Martini in collaborazione con la Fondazione San Paolo e il Goethe Institut Genua, rappresenta l'occasione per approfondire gli aspetti poetici dell'arte astratta del Ventesimo secolo attraverso l'opera di un artista che ben rappresenta quelle caratteristiche di interdisciplinarità che hanno segnato le avanguardie europee del secolo scorso.
La raccolta in esposizione nelle sale genovesi prevede un'esaustiva lettura dell'opera dell'artista e del suo percorso storico e creativo dagli anni Venti agli anni Novanta.
Le prime opere documentano il periodo della permanenza al Bauhaus di Dessau fino agli inizi degli anni Trenta, nel cui edificio Otto Hofmann tenne la prima mostra personale, e l'attività svolta in Germania, dove gli vennero dedicate importanti esibizioni pubbliche prima che la ferrea censura nazista gli notificasse il divieto di dipingere e che i suoi quadri venissero confiscati come arte degenerata. Il periodo trascorso al fronte e quello della prigionia è documentato da una serie di preziosi acquarelli di intensa e struggente bellezza eseguiti sulle lettere inviate alla moglie e agli amici artisti, testimonianza della sua intima estraneità alla guerra e dell'orrore provato durante il conflitto.
Seguono le opere che vanno dall'immediato dopoguerra, realizzate in Turingia, in un clima di sofferenza a causa delle crescenti divergenze di ordine politico con la nuova classe dirigente comunista, a quelle realizzate agli inizi degli anni Cinquanta appena arrivato a Berlino Ovest dopo avere lasciato la Germania Orientale.
Il percorso della mostra continua attraverso dipinti, disegni e oggetti, a testimoniare i vari spostamenti dell'artista tra Berlino, Parigi e il Canton Ticino, fino al periodo italiano e a quello della riviera ligure, nido di tanti artisti come Monet che si stabilì a Bordighera.