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P3, Napolitano indignato: «Squallide consorterie ma abbiamo gli anticorpi»

RomaLa P3, le cricche e quelle «squallide consorterie». Certo, Giorgio Napolitano è «turbato», «indignato» e addirittura «allarmato» per certi «fenomeni di corruzione e di trame inquinanti». Ma insomma, non esageriamo: «La nostra democrazia, la collettività nazionale, dispone di validi anticorpi nelle leggi e nella reazione morale dei cittadini». Poi, è chiaro, «è importante che la magistratura vada a fondo per accertare». E si deve intervenire «senza cedere a nessun gioco al massacro tra le istituzioni».
Lunedì alla procura di Roma riprenderanno gli interrogatori. Sfileranno Denis Verdini e Marcello Dell’Utri, poi toccherà a Giacomo Caliendo, a Roberto Formigoni, all’ex presidente della Cassazione Vincenzo Carbone e al capo degli ispettori di via Arenula Arcibaldo Miller. E mentre Alfonso Marra, presidente della Corte d’appello di Milano, fa sapere che non si presenterà davanti al Csm, l’Anm «esprime preoccupazione» perché l’azione disciplinare del Pg di Cassazione contro Marra, «non accompagnata da alcuna richiesta cautelare, finisce di fatto per sottrarre al Csm l’iniziativa sulla vicenda». Al di là del burocratese, è una critica al capo dello Stato che giorni fa ha stabilito che dovrà essere il prossimo Consiglio a occuparsi della questione morale: quello attuale infatti sta per scadere. Sull’argomento Napolitano tornerà la settimana prossima, «quando il Parlamento avrà proceduto alla nomina dei membri laici». Intanto, come racconta durante la cerimonia del ventaglio, nella sua funzione di «magistrato di persuasione» seguirà «con attenzione le vicende della politica e delle istituzioni». E, proprio in questo suo ruolo di arbitro che «rappresenta l’unità nazionale», apprezza gli ultimi sviluppi della legge sulle intercettazioni, culminati con la mediazione formulata dal ministro Alfano. Dopo «un percorso faticoso» e una serie di «approssimazioni successive, è stato compiuto lo sforzo di bilanciare diversi diritti costituzionali, la sicurezza dei cittadini, la libertà di stampa e il rispetto della riservatezza delle persone». Nella storia «della controversa legge», assicura, non ha messo bocca: «Nessuna interferenza nella dialettica politica tra e all’interno degli opposti schieramenti, e nessuna interferenza nell’attività del Parlamento». La soluzione trovata sembra comunque andargli a genio: se le cose non cambieranno ancora, firmerà.
Un parto lungo e travagliato. «Ma il tempo che può prendere l’esame di un provvedimento non è una cosa abnorme, uno spreco», perché «il procedimento legislativo richiede attenzione, riflessività e implica una seria considerazione di tutte le posizioni». Ovviamente si può cercare il modo di sveltire le cose «garantendo attraverso i regolamenti parlamentari maggiore certezza circa l’iter e i tempi delle leggi». Però, nota Napolitano, l’Italia non è una lumaca se è riuscita ad approvare in un mese la sua manovra mentre la virtuosa Germania, che ha annunciato le misure il 7 luglio, concluderà «al Bundestag non prima di dicembre».
Per il resto, il capo dello Stato vede quasi rosa. In campo economico, dice, è stato fatto molto. «Nessun catastrofismo, ma consapevole realismo. Si sta risalendo la china, si sta manifestando una significativa ripresa della produzione industriale. Sul piano sociale, hanno inciso positivamente le politiche di rafforzamento degli ammortizzatori, le risorse per crescere ci sono». Peccato che «alla ripresa della produzione non corrisponda quella dell’occupazione». E poi c’è il problema «dei giovani e della strozzatura del sistema economico». Servirebbero «politiche mirate per l’istruzione, la formazione, la ricerca e il patrimonio culturale a cui concorrano entrambi gli schieramenti», obbiettivi di lungo termine «al di là del variare delle maggioranze».

Se «non c’è spazio per autosufficiente ed esclusivismi», se il governo «non può più sottrarsi a decisioni dovute, come la nomina di un ministro dello Sviluppo e del presidente della Consob», anche l’opposizione non può solo dire sempre no ma «dare prova di responsabilità in un quadro di feconda competizione». Un banco di prova? Le riforme: «La Costituzione non è intoccabile, anzi prevede la possibilità forti innovazioni».

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