Padoa Schioppa accusa l’Ecofin di scarsa vigilanza

Ma a Roma l’intervento viene interpretato come un altro capitolo del confronto tra TPS e Draghi

da Roma

Tommaso Padoa-Schioppa prende carta e penna e critica l’Ecofin per come ha gestito la crisi finanziaria, innescata da quella dei mutui americani. «La funzione di vigilanza - scrive il ministro dell’Economia al suo omologo portoghese Fernando Teixeira dos Santos, presidente di turno Ecofin - è apparsa del tutto assente a livello europeo».
Di riflesso, e in modo non così esplicito, auspica che il sistema di vigilanza europeo venga rafforzato. Magari per colmare quelle lacune manifestate durante la crisi estiva; quando è emerso che «le autorità di vigilanza non hanno coordinato in alcun modo le loro analisi della situazione, nè hanno condiviso le informazioni confidenziali sulle posizioni di istituzioni e gruppi finanziari, per valutare in maniera integrata i rischi per il sistema finanziario europeo».
A Bruxelles, come a Roma e Francoforte, le prese di posizione di Padoa-Schioppa vengono interpretate con un misto di stupore e indifferenza. In primo luogo, perché quel che chiede il ministro dell’Economia è in netto contrasto con quanto lo stesso ministro riferì in un’intervista alla Reuters del 17 agosto scorso. «Il circuito del Tesoro e il circuito delle banche centrali sia in G7 sia in sede europea sono pienamente in funzione». Quindi, la vigilanza europea al momento della crisi funzionava, mentre ora il ministro fa capire che non va.
Un altro elemento per la lettera di Padoa-Schioppa viene dalla circostanza che martedì prossimo proprio l’Ecofin si pronuncerà in direzione contraria a quella auspicata dal ministro dell’Economia. Quindi perchè avrebbe fatto la lettera? Per manifestare la sua contrarietà al documento sulla «Lamfalussy rewiev», che verrà approvato martedì a Bruxelles? A Francoforte ricordano, però, che la sua posizione è nota da anni.
Ne consegue che a Roma l’«uscita» di Padoa-Schioppa sulla scarsa vigilanza europea viene interpretata come una punzecchiatura al governatore della Banca d’Italia. Tant’è che - proprio perché le richieste del ministro non verranno ascoltate dai colleghi europei - la lettera verrebbe inquadrata nel discreto, ma continuo, confronto a distanza fra Padoa-Schioppa e Mario Draghi. Dalla sua, però, il governatore avrebbe la Banca centrale europea.
Se l’Ecofin dovesse seguire le indicazioni segnalate dal ministro, i banchieri centrali dovrebbero abdicare una quota delle loro prerogative. Cosa che, ovviamente, non è ben vista a Francoforte. E nemmeno a Bruxelles.

Al punto che la lettera del ministro dell’Economia è destinata ad essere «messa agli atti», visto che l’Ecofin approverà un documento che non prevede alcun intervento dirigistico sui mercati; auspicato, al contrario, da Padoa-Schioppa.

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