Padoa Schioppa, l’abile tecnico che dovrà fare i conti con Visco

Il nuovo ministro dell’Economia sarà sorvegliato dal ds inventore dell’Irap. Nello staff di via XX Settembre tornano due Ciampi boys: De Ioanna e Alfonso

Gian Battista Bozzo

da Roma

«Tommaso ha le credenziali a posto e le conoscenze giuste per affrontare le sfide della finanza pubblica italiana», dice un suo professore del Massachusetts Institute of Technology, Richard Eckaus. Ma al ministro tecnico dell’Economia e delle Finanze, Tommaso Padoa Schioppa, basteranno queste qualità per tenere sotto controllo i watchdog che la politica ha deciso di affiancargli?
Domanda non retorica, visto che viceministri dell’Economia saranno Vincenzo Visco e Roberto Pinza, e fra i sottosegretari dovrebbe figurare Mauro Agostini (Ds): tutti politici di lungo corso, interventisti e polemisti. Visco, pur di rientrare in via XX Settembre accetta la diminutio a viceministro, ma non un ruolo di secondo piano. L’inventore dell’Irap, se come pare avrà la delega alle entrate, premerà per un «risanamento» della finanza pubblica basato sull’aumento delle tasse. Pinza, l’uomo della Margherita per le questioni bancarie, non si escluderà certo dal risiko. Inoltre, al ministro delle Attività produttive Pierluigi Bersani saranno probabilmente attribuite le deleghe sulle società partecipate dal Tesoro, come Eni ed Enel, e quelle di competenza delle Infrastrutture, come Autostrade.
I primi impegni per il neo ministro non saranno semplici. Assodato lo stato dei conti, dovrà decidere se rinegoziare con Bruxelles un rientro più lungo del deficit sotto il 3%, rispetto alla data di fine del 2007 concordata dall’Ecofin con Giulio Tremonti; oppure se agire con una manovra correttiva in corso d’anno, con il rischio di troncare sul nascere la ripresa dell’economia, che nel primo trimestre ha visto una crescita tendenziale dell’1,5%, migliore di Germania e Olanda. «Un qualche incremento della tassazione non è estraneo al suo background economico», spiega l’economista Salvatore Zecchini, che ha lavorato a lungo con Padoa Schioppa in via Nazionale. Alcuni settori, come quelli del lavoro autonomo e delle professioni, guardano con apprensione ai dati sulle dichiarazioni dei redditi «sparati» dai quotidiani: l’idea è che servano da apripista a una stretta fiscale, propugnata da Visco. La Confindustria attende il rispetto della promessa di taglio (5 punti, e tutti insieme) del cuneo fiscale-contributivo, costo 10 miliardi di euro. Le banche, come conferma Giovanni Bazoli, sollecitano sostanziose modifiche alla legge sul risparmio.
All’interno del palazzone di via XX Settembre non si attendono, per ora, scossoni. «TPS», com’è comunemente chiamato il neo ministro dell’Economia, fa parte della nutrita scuderia dei Ciampi boys. Non è mistero per nessun che l’ex Capo dello Stato lo volesse già nel ’93 alla guida di Bankitalia (superato poi da Antonio Fazio); né che sia stato lo stesso Ciampi a blindarne la nomina nel comitato esecutivo della Bce. Adesso, al dicastero, con Padoa Schioppa rientrano alcuni ciampiani fedelissimi: il capo di gabinetto Paolo De Ioanna (che ricoprì lo stesso ruolo con Ciampi nel governo Prodi 1), e Francesco Alfonso, l’alto dirigente Bankitalia che si trasferirà dal Quirinale al ministero, come capo della segretaria tecnica del ministro. Capo del servizio legislativo sarà il consigliere di Stato Armando Pozzi, e portavoce il giornalista dell’Ansa Carlo Fenu.
Per il momento almeno, non dovrebbero verificarsi altri importanti cambiamenti nei piani alti della struttura.

Il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli, anch’egli «ragazzo di Ciampi», dovrebbe restare al suo posto anche se, per il futuro, pare aspiri a importanti posizioni in organismi internazionali. Nessun cambiamento in vista alla Ragioneria guidata da Mario Canzio né all’agenzia del Demanio di Elizabetta Spitz. In bilico, invece, Raffaele Ferrara all’agenzia delle Entrate.

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