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Padova, la giunta rossa alza il terzo muro anticrimine

Il sindaco ds rifiuta i paragoni con Gentilini, "lo sceriffo" di Treviso, maadotta decisioni ugualmente drastiche e criticate dalla sinistra

Padova, la giunta rossa alza
il terzo muro anticrimine

nostro inviato a Padova

L'ultima aggressione è di pochi giorni fa: un poliziotto e un carabiniere presi a calci e pugni in pieno giorno da un gruppetto di maghrebini durante un controllo in un phonecenter. Via Luciano Manara, poche centinaia di metri da via Luigi Anelli, il tetro labirinto della criminalità di Padova. Le palazzine di via Anelli erano il fulcro dello spaccio di droga e della prostituzione: fra mille polemiche l’accesso alla strada è stato impedito da un muro e gli edifici sono stati progressivamente sgomberati, dal 19 luglio non vi abita più nessuno. Per il principio dei vasi comunicanti, la malavita (tutta d’importazione, maghrebini contro nigeriani) si è spostata un po’, al di là di via Maroncelli. Assieme alla delinquenza, si sono trasferite anche la paura e le proteste della gente.

E così adesso via Manara seguirà anche nell’ultima svolta il destino di via Anelli. Sarà sbarrata. Per i problemi di questo tipo, il muro è la soluzione preferita dal sindaco di Padova, il diessino Flavio Zanonato. Muro in via Anelli oltre un anno fa, uno sbarramento di lamiera lungo 80 metri e alto tre con sbarre a sollevamento elettronico con tanto di telecamere. Muro (meno reclamizzato) nella zona del Borgomagno, quartiere dell’Arcella. E muro, fra qualche tempo, anche in via Manara. Zanonato fugge come la peste gli accostamenti a Giancarlo Gentilini, l’ex sindaco-sceriffo leghista di Treviso, ma i provvedimenti adottati sono ugualmente drastici: e vengono accolti con lo stesso sollievo dai cittadini, e con la stessa ostilità dalla sinistra radicale e dai no-global.

L’altro giorno, quindi, il Comune di Padova e il Consiglio di quartiere 3 hanno predisposto uno speciale «pacchetto sicurezza» per blindare la strada che ha raccolto la lurida eredità di via Anelli. A prima vista sembrerebbe una tranquilla zona residenziale fatta di piccole palazzine, alberi, parcheggi, qualche negozietto ai margini del cavalcavia di via Grassi. Ma al tramonto il quartiere cambia faccia. UnBronx. Spacciatori e prostitute spadroneggiano, affari d’oro soprattutto dopo la chiusura del complesso Serenissima. Cala il coprifuoco attorno ai due edifici dei civici 37 e 39. Nei miniappartamenti pusher e lucciole svolgono i loro traffici, mentre nei grandi cortili trovano vie di fuga durante le retate delle forze dell’ordine. Ora una barriera isolerà le costruzioni dal resto della zona: blocchi di new-jersey, un muretto o fioriere alte, la scelta non è ancora presa, ma sono dettagli.

Lungo il marciapiede di via Grassi correrà una recinzione e sarà aperto un varco, le aiuole lasceranno spazio a un ingresso carrabile a doppio senso di marcia, un cancelletto pedonale blindato consentirà l’accesso ai soli residenti. In più è già pronta la delibera per trasformare un tratto secondario di via Manara in strada privata, che dunque potrà essere presidiata con una sbarra. Andrea Micalizzi, presidente del Consiglio di quartiere, diessino come il sindaco, mette le mani avanti per allontanare le discussioni che accompagnarono il muro di via Anelli: «Nessuna volontà di ghettizzare, semmai il desiderio di tutelare le persone oneste e perbene che abitano all’interno dei condomini “incriminati” e vivono in uno stato di grave disagio e degrado per il continuo via-vai di auto dal cortile dei due stabili». Sono anni che nella zona la gente chiede interventi contro il dilagare della prostituzione.

Già nel 1999, quand’era sindaco la forzista Giustina Destro, si discuteva su come affrontare la situazione. Erano sorti comitati, raccolte centinaia di firme, organizzate proteste in municipio. Le forze dell’ordine avevano intensificato i pattugliamenti. Ma le cose sono precipitate negli ultimi mesi con lo sgombero delle sei palazzine di via Anelli. Le bande di criminali provenienti dal Nord e Centro Africa, prima concentrate in quegli stabili degradati, si sono sparpagliate per tutta la zona est di Padova portandosi appresso droga, prostituzione, aggressioni, risse tra gang rivali, rapine e furti nelle abitazioni e nei bar. L’episodio più drammatico è dello scorso luglio, quando due carabinieri sono stati feriti gravemente durante un’operazione contro lo spaccio di stupefacenti. In agosto sono stati gli stessi cittadini esasperati a chiedere di installare le barriere. Il Consiglio di quartiere ha stanziato 15mila euro per i lavori, che stanno per partire.

E la città del Santo sarà la città dei muri.

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