Roma - Sembrerà banale, ma è inevitabile. A vederla fuori dal set, la prof sembra una ragazzina. Taglio dei capelli finto-disordinato, camicetta corta all'ombelico, jeans ricamati e logori. «Forse è una reazione alla “mise” austera che dovevo tenere in cattedra - scherza lei -. In fondo ho solo 34 anni. E ogni tanto posso sentirmi ragazzina anch'io». Claudia Pandolfi non ha la vocazione per l'insegnamento. Ma a fare la docente in I liceali - la serie “giovanilistica” di cui è protagonista assieme a Giorgio Tirabassi (che Mediaset manderà in onda dal giorno di Pasqua sulla pay-tv Joi-Premium Gallery; quindi da maggio anche su Canale 5) - pare se la sia goduta. E si sia finalmente rilassata. «La squadra è sempre quella: come già in Distretto di Polizia sono accanto a Giorgio, e sempre per la produzione Taodue - osserva l'attrice -. Ma mentre su quel set ridevamo tanto, e poi ad ogni ciak dovevamo tornare di colpo seri e lacerati, su questo potevamo continuare a sghignazzare a piacimento. Ergo: girare delle commedie è molto liberatorio».
I liceali è la storia di due professori, uno motivato, l'altra priva di passione, e dei loro studenti. Com'è stato per lei questa specie di «ritorno a scuola»? «Divertentissimo. Perché stavolta ero dietro la cattedra, e non davanti. Ricordo il senso di leggerezza che provai dopo l'ultimo esame. “Ora comincio a vivere”, pensai».
Mai avuta una prof come la Sabatini, la depressa e demotivata insegnante da lei interpretata?
«Grazie al Cielo no. La Sabatini non è cattiva: anche lei, quando insegnava nelle scuole di borgata, aveva il “sacro fuoco”. Ora che è approdata ad un liceo della Roma-bene, dove unica preoccupazione degli studenti-pariolini è avere l’ultimo tipo di cellulare o di occhiali firmati, si sente inutile, prova la tentazione di mollare tutto. Per fortuna arriva il professor Cicerino (Tirabassi), provinciale e vedovo con figlia a carico, che piano piano riesce a riprendere il dialogo coi ragazzi. E a tirarsi dietro anche la demotivata Sabatini».
E gli studenti? Come sono i compagni di classe dei Liceali, rispetto a quelli che aveva lei?
«Io avevo solo compagne: la mia era una scuola tutta femminile. E questa non è la condizione migliore per imparare a crescere. Mille ragazze tutte insieme, e tutte in competizione fra loro: roba da brividi! Per il resto, in mezzo secolo, da Terza liceo di Luciano Emmer a I liceali di Lucio Pellegrini, non è che le cose siano poi così cambiate. Gli adolescenti rimangono sempre uguali a se stessi. Cambiano solo gli strumenti. Oggi sono più svelti nel conoscere le cose e nel digitarle, e molto più lenti nel leggerle o impararle a memoria. Ma quel che hanno nel cuore è sempre lì, non muta».
E lei, che tipo di adolescente era?
«Un po' coatta. A momenti tranquilla e rispettosa; in altri inquieta, quasi impertinente. Ma io sono fatta così ancora oggi. Come Picasso: attraverso delle fasi. Però già a scuola avevo deciso di fare l'attrice. E lo divenni all'improvviso, prima ancora della maturità: a 17 anni protagonista di Le amiche del cuore, accanto ad Asia Argento. Quando poi, finite le riprese, tornai dietro i banchi, mi sentii un pesce fuor d'acqua. Capii allora che la mia strada l'avevo già incominciata».
E la prosegue a passo svelto. A giugno sarete di nuovo sul set per la seconda serie di I liceali, vero?
«Esattamente. Mediaset punta molto su questa fiction.
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