Pansa: «Con Facci epurazione ridicola»

Il giornalista e scrittore: «L’esclusione dal programma di Santoro non è stata una macchia ma una medaglia»

da Roma

È successo per due volte nella facoltà di Scienze politiche, a Firenze. Mani anonime hanno stracciato una mostra allestita dai giovani di Forza Italia con brani e citazioni de I gendarmi della memoria di Giampaolo Pansa. Un gesto che ha prodotto la solidarietà immediata del senatore azzurro Gaetano Quagliariello («È un problema di democrazia»), e del presidente del consiglio regionale Riccardo Nencini («Va sradicata l’intolleranza»). Lui, l’interessato, spiega perché, dopo la contestazione del 2006 a Reggio Emilia, l’episodio non vada sottovalutato. E aggiunge che non gli piace per nulla nemmeno quel che è successo con il giornalista del Giornale «embargato» alla Rai.
Facci non va da Santoro...
«Dico subito che è ridicolo: io leggo sempre Filippo, lo considero un collega bravissimo. Questa non è una macchia ma una medaglia, per lui, alla fine è pubblicità...»
Però...
«Mi pare una assurdità pazzesca che una trasmissione dedicata a una epurazione ne abbia prodotta un’altra! Si sono attaccati a una cavillo».
E le contestazioni a Pansa? Ci risiamo?
«È sempre la stessa storia. Da La grande bugia a I Gendarmi della memoria, i miei libri finiscono sotto tiro. Ma questi non sono neanche i detrattori, storici e politici di cui faccio i nomi nel mio libro... Questi sono piccolissimi gendarmi, dei... gendarmini».
Come ti immagini i contestatori che passano il tempo a stracciare le tue pagine?
«Senza fantasia. Non leggono, e questi sono affari loro, non vogliono che gli altri leggano, e questo invece è grave: malgrado ciò, se avessero sale in zucca, si asterrebbero dal teppismo politico».
In che senso?
«Tutti questi atti di intolleranza, non sono che pubblicità per il mio libro: che infatti in questi giorni non felicissimi, vende più di prima».
Hai detto che dopo i sabotaggi alle librerie che ti ospitavano non avresti più fatto presentazioni pubbliche»...
«È vero, nel libro spiego perché: da allora non ho più fatto presentazioni».
Penseranno di aver ottenuto una vittoria?
«E ti pare una vittoria, scusa? Se lo credono, sono ancora più ottusi di quanto non si possa immaginare».
Sì. Ma loro vogliono sabotare, e il sabotaggio riesce...
«È una pia illusione: lo dimostrano le lettere che ricevo, i lettori che incontro. Ma dico un’altra cosa: il giorno in cui le loro idee, molto presto, finiranno in minoranza, se subiranno lo stesso trattamento non sarà bello per loro».
Ti spiace dargliela vinta?
«Non gliela do vinta! Non è questo il problema. Senti, ovunque andassi, trovavo una camionetta di carabinieri. Se in una di queste serate si fosse alzato un altro Pansa, e mi avesse chiesto: “Ma lei, con tutte le emergenze che ci sono, non si vergogna di impegnare quattro poliziotti? Si faccia pagare la security dalla sua casa editrice”».
A questo impertinente che avrebbe risposto?
«Hai ragione».
C’è un problema sicurezza in questo paese?
«Problema? Non amo autocitarmi, ma da mesi dedico bestiari a questo: il centrosinistra non capisce lo tsunami che si è sollevato dopo l’omicidio di Giovanna Reggiani!».
Pentito di questa scelta?
«Al contrario: se ieri rischiavo contestazioni, oggi avrei problemi di sicurezza fortissimi».
Non si tratta solo di te...
«No, certo: non è un problema di Giampaolo Pansa, che è un signore anziano, che se non gira per l’Italia ha più tempo per stare a casa a studiare. Questo è un problema dell’Università di Firenze».
Un tempo si diceva «agibilità democratica»...
«Se i giovani di un partito non possono affiggere un cartellone in facoltà, perché qualcuno regolarmente combatte il loro diritto, credo che il rettore debba fare qualcosa».
Si rivolge a lui?
«Non alla persona, all’istituzione. Ho vissuto gli anni di piombo, iniziati con piccole scaramucce, dove se un giovane di destra si azzardava a fare un banchetto era linciato. Poi dalle scaramucce si è arrivati alle pistole».
Allora si sottovalutava...
«I leaderini della sinistra sì. Non i miei direttori, da Rochey a Ottone, che capirono, e ci fecero raccontare».
E oggi?
«Anche oggi qualcuno dice: ma se questi sono solo dei berlusconiani... sono dei lettori de Il Giornale chi se ne frega... Io mi permetto di dire, invece, che quelli che stracciano e devastano sono dei coglioni acclarati. Posso?».
Andrà al convegno organizzato da Quagliariello per rispondere alle azioni?
«Sinceramente no.

Gli sono molto grato, anche per l’invito, ma non ci tengo ad arrivare ancora più blindato».
Che farà?
«Se volessi pubblicità andrei davanti a un collettivo e mi farei linciare... Ma non ne ho bisogno, me ne sto a casa, e continuo a pensare».

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