Il Papa: «Libertà religiosa negata dall’ideologia»

La denuncia di Benedetto XVI: «Colpa del potere politico e del predominio culturale di un subdolo relativismo»

Andrea Tornielli

da Roma

La libertà religiosa «è ben lontana dall’essere ovunque effettivamente assicurata». È il grido d’allarme che Benedetto XVI ha lanciato ieri all’Angelus, lamentando che la libertà religiosa non venga solo negata per motivi «religiosi o ideologici» e dal potere politico, ma anche «in maniera più subdola dal predominio culturale del relativismo».
Il Papa ha iniziato il suo intervento ricordando il Concilio Vaticano II, e la sua «attenta riflessione» in proposito. «I padri conciliari – ha detto Ratzinger – hanno approvato, proprio quarant’anni or sono, una Dichiarazione concernente la questione della libertà religiosa, cioè il diritto delle persone e delle comunità a poter ricercare la verità e professare liberamente la loro fede». «Le prime parole che danno il titolo a tale documento – ha continuato Benedetto XVI – sono dignitatis humanae: la libertà religiosa deriva dalla singolare dignità dell’uomo che, fra tutte le creature di questa terra, è l’unica in grado di stabilire una relazione libera e consapevole con il suo Creatore».
Il Papa ha quindi citato un brano del testo conciliare: «A motivo della loro dignità tutti gli uomini, in quanto sono persone, dotate di ragione e di libera volontà... sono spinti dalla loro stessa natura e tenuti per obbligo morale a cercare la verità, in primo luogo quella concernente la religione». Il Vaticano II, ha spiegato Ratzinger, «riafferma così la dottrina tradizionale cattolica per cui l’uomo, in quanto creatura spirituale, può conoscere la verità e, quindi, ha il dovere e il diritto di cercarla». Posto questo fondamento, «il Concilio – ha aggiunto Benedetto XVI – insiste ampiamente sulla libertà religiosa, che dev’essere garantita sia ai singoli che alle comunità, nel rispetto delle legittime esigenze dell’ordine pubblico. E questo insegnamento conciliare, dopo quarant’anni, resta ancora di grande attualità».
«Infatti – ha lamentato il Papa – la libertà religiosa è ben lontana dall’essere ovunque effettivamente assicurata: in alcuni casi essa è negata per motivi religiosi o ideologici; altre volte, pur riconosciuta sulla carta, viene ostacolata nei fatti dal potere politico oppure, in maniera più subdola, dal predominio culturale dell’agnosticismo e del relativismo».
Le parole del Pontefice trovano conferma nel Rapporto 2005 sulla libertà religiosa nel mondo, realizzato dall’Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs). Molte le «ombre» segnalate, in particolare in Pakistan e in Arabia Saudita, paesi «che non risparmiano il carcere e la tortura nei confronti di chi contraddice alla legge coranica». Tra le situazioni più gravi figurano anche la Cina Popolare (dove pochi giorni fa 16 suore sono state picchiate a sangue per aver difeso la loro scuole), e per alcuni aspetti il Vietnam, nonostante siano stati fatti passi in avanti. Situazione a rischio anche in Nigeria e Uganda e, nel Centro America, a Cuba, in Colombia. In Irak gli attentati terroristici colpiscono «spesso» le comunità cristiane, mentre in Sri Lanka le minoranze cristiane sono «nel mirino» degli «estremisti buddisti», analogamente a quanto avviene in India, per iniziativa di estremisti «induisti». Il rapporto denuncia inoltre le persecuzioni che colpiscono in vari Stati coloro che abbandonano l’islam per il cristianesimo.


Alla fine dell’Angelus, nel saluto in lingua francese, Benedetto XVI ha ricordato il trentesimo anniversario della dichiarazione dell’Onu sui diritti delle persone handicappate: «Invito ciascuno – ha detto il Papa – ad operare sempre di più a favore dell’inserimento delle persone con handicap nella società, nel mondo del lavoro, ma anche nell’ambito della comunità cristiana, ricordandosi che ogni vita umana è degna di rispetto e deve essere protetta dal suo concepimento fino alla fine naturale».

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