Andrea Tornielli
da Roma
Non era mai accaduto in tempi recenti che lOsservatore Romano non uscisse e le copie stampate fossero mandate al macero per aver pubblicato un discorso del Papa che il Papa in realtà non aveva pronunciato e non voleva pronunciare. Non ci sono «gialli» in Vaticano, ma lincidente di martedì, cioè la divulgazione di articolato discorso in lingua francese (dai toni piuttosto gravi) che si supponeva Benedetto XVI avesse rivolto ai vescovi svizzeri, frettolosamente ritirato nel pomeriggio quando ormai la Sala Stampa laveva reso noto e il quotidiano della Santa Sede laveva stampato in pagina, rappresenta con tutta probabilità un punto di non ritorno nella gestione della comunicazione vaticana. Non tanto per lerrore in sé, sempre possibile, specie nellera dellinformatica e delle notizie in tempo reale, quanto per il fatto che Papa Ratzinger non sembra più intenzionato a vedersi attribuire testi preparati che non ha effettivamente pronunciato.
Comè noto, martedì pomeriggio, con un comunicato, la Sala Stampa della Santa Sede spiegava che il discorso divulgato sul bollettino alle 13 era «una bozza preparata precedentemente». Ieri è stato pubblicato il discorso autentico (diffuso soltanto in tedesco), che in effetti non rispecchia quasi in nulla i toni e molti dei contenuti della «bozza»: non vi compaiono gli accenni espliciti ad aborto, divorzio e unioni omosessuali, ma sopratutto è attenuata la critica alla Chiesa svizzera che appariva nella versione non definitiva, dove si leggeva dell«esperienza dolorosa di vedere i fedeli, e purtroppo in alcuni casi alcuni preti, mettere in discussione dei punti della dottrina» e si chiedeva il rispetto delle norme liturgiche. Lapproccio del Papa, nel discorso a braccio, è stato diverso e pur mettendo in luce i problemi, meno perentorio.
Che cosè dunque accaduto? Il testo messo da parte era stato inizialmente preparato per Giovanni Paolo II nel 2005 ma poi accorciato e rimaneggiato per lincontro di martedì. Da quanto apprende Il Giornale, è stato consegnato nellappartamento papale domenica sera. Capita spesso, ovviamente, che il Pontefice intervenga su questi testi frutto del lavoro déquipe, chiedendo correzioni, integrazioni o cancellazioni. Sembra però che niente di questo sia avvenuto. Gli uffici competenti della Segreteria di Stato hanno preso questo come un tacito assenso. In realtà, Papa Ratzinger intendeva lasciar perdere quella bozza e dire altre cose ai vescovi svizzeri. Così è stato: martedì mattina alle 8 Benedetto XVI ha concelebrato con loro la messa, pronunciando unomelia a braccio, quindi si è intrattenuto con loro nella Sala Bologna, parlando nuovamente a braccio e dicendo di non «aver preparato un testo», evidentemente perché quello che gli era arrivato sul tavolo non lo considerava adatto per loccasione.
Il testo effettivamente pronunciato, in tedesco, non è stato reso subito disponibile (i discorsi tenuti a braccio vanno ovviamente rivisti prima della pubblicazione), mentre nel frattempo veniva trasmessa allOsservatore Romano e alla Sala Stampa vaticana la bozza scartata. Quando il Pontefice ha appreso che il discorso pubblicato non era quello autentico, si è messo in contatto con il Sostituto alla Segreteria di Stato, Leonardo Sandri (che aveva staccato il telefono per unora a causa di unindisposizione) e ha chiesto che la «bozza» mai pronunciata fosse ritirata. Così, alle 17.30, la Sala Stampa ha fatto «sparire» il testo trasmesso per errore, mentre le copie del giornale vaticano (la cui prima pagina è rimasta però consultabile sul sito Internet dellOsservatore Romano fino a ieri mattina) sono state fermate mentre stavano per andare in distribuzione e quindi distrutte.
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