Papandreou: «Siamo in guerra» Nuove misure per 4,8 miliardi

In un clima invelenito dalle crescenti tensioni sociali e con il giudizio dei mercati ancora pendente come una spada di Damocle, la Grecia si prepara ad annunciare oggi i provvedimenti aggiuntivi necessari per abbattere di quattro punti, entro la fine dell’anno, il disavanzo pubblico e allontanare così lo spettro della bancarotta sovrana.
Dopo le pressioni esercitate nei giorni scorsi dalla Commissione europea e dal Fondo monetario internazionale, nessun rinvio è ormai più ammesso. A riconoscerlo, è stato ieri lo stesso premier, George Papandreou, davanti al Parlamento: «La Grecia deve evitare l’incubo della bancarotta, in cui lo Stato non sarebbe in grado di pagare né salari, né pensioni. Dobbiamo prendere misure supplementari - ha aggiunto -. Ci ritroviamo come in tempo di guerra. Sarebbe peggio di una catastrofe se la Grecia non potesse reperire credito sul mercato a condizioni diverse da quelle degli altri Paesi europei». Atene ha importanti impegni finanziari da onorare quest’anno, alcuni dei quali tra aprile e maggio, quando arriveranno a scadenza titoli per 20 miliardi di euro; dei circa 54 miliardi di debito pubblico da rifinanziare, finora ne sono stati reperiti 13. L’edizione online del Wall Street Journal ipotizzava ieri l’emissione di bond decennali tra i 3 e i 5 miliardi, da collocare una volta svelato il piano di emergenza. «Non abbiamo bisogno di andare sul mercato nel futuro più immediato», ha replicato il nuovo direttore dell’Agenzia greca per la gestione del debito pubblico, Petros Christodoulou, in una dichiarazione a Bloomberg.
È del tutto evidente che la Grecia, prima di giocare la carta dei sirtaki-bond, voglia prima verificare la reazione dei mercati. Una reazione avversa renderebbe molto complicata, se non addirittura pericolosa, l’operazione. Per questo, salvo sorprese, la cura che oggi Papandreou prospetterà a un Paese da giorni agitato da manifestazioni e scioperi (ieri hanno incrociato le braccia i tassisti, il 16 marzo sarà ancora la volta dei dipendenti pubblici in concomitanza col verdetto finale dell’Ue sulle misure anti-deficit) sarà forzatamente dolorosa. Alcune indiscrezioni collocano a 4,8 miliardi i risparmi di spesa che saranno decisi. I tagli saranno con buona probabilità di nuovo orientati sul settore statale, dove verranno ridotte le indennità (già decurtate del 10%), e porteranno inoltre a un aumento dell’Iva e delle tasse su tabacco e alcolici. Non è esclusa inoltre un’imposta sui beni di lusso.

Questi provvedimenti andranno ad aggiungersi al primo blocco anti-crisi, che prevede l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni, il congelamento degli stipendi pubblici fino al 2012, il taglio della quattordicesima mensilità e inasprimenti fiscali per alcune categorie, come appunto i tassisti. Insomma, un pacchetto complessivo da lacrime e sangue che potrebbe però spianare ad Atene la strada degli aiuti economici comunitari.

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