Paradosso Solo ai liberali è chiesta obiettività

Possiamo essere d'accordo sul fatto che la cultura di sinistra non è Don Gallo (che comunque resta pur sempre l'ideologo delle giunte di sinistra in una città «meridionalizzata» come la nostra). Purtroppo il problema è assai più complesso di quanto non appaia. Per me è legato ad una situazione di fondo: quella del falso liberalismo all'italiana che è sostanzialmente legato alla mentalità pregressa degli abitanti della nostra penisola. Vediamo di spiegarci. Se Don Gallo lascia la Mondadori, è questione per la stessa casa editrice del tutto trascurabile. Comunque da parte del medesimo è una testimonianza di coerenza, forse tardiva ma lo è ad ogni modo. La rigida coerenza mal si concilia con la politica. Guarda caso un grosso marpione come Eugenio Scalfari (e altri della sua sponda) se ne guardano bene dal farlo. Il caso Mancuso è immagine di un narcisismo patetico: c'è bisogno di confessarsi in pubblico e di esibire il proprio «lato femminile» per farsi desiderare di più? Se uno non ci sta più, si alza e se ne va senza tante storie.
L'unico furbo e politico nello stesso tempo è appunto il capofila Scalfari che sa bene che praticamente da cinquant'anni la cultura italiana è stata egemonizzata dalla Sinistra, non per livelli stratosferici d'ingegno che questi sono pochissimi (e peraltro assai controversi) ma perché si è costruita politicamente la serie delle catene di sant'Antonio (Gramsci?) all'interno delle testate giornalistiche e di quelle televisive e anche (ohibò!) delle case editrici (compresa la stessa Mondadori intesa nel suo senso più ampio, quindi con tutte le consociate). Lasciando perdere i piccoli giochi delle modeste catene o camorre che dir si voglia, dobbiamo interessarci del fatto fondamentale che risulta una peculiarità tutta italiana. L'Italia è un paese industriale dell'Occidente (quindi a sistema economico capitalistico) che ha una cultura predominante di Sinistra che continua ad essere confortata dagli stessi editori (compreso lo staff della Mondadori) e d'altronde perché meravigliarsi? Fino a non tanto tempo fa avevamo una rete televisiva come Canale 5 che teneva una linea editoriale di centrosinistra. Il problema è che questa spaccatura denuncia l'esistenza di una mentalità che nuoce allo stesso liberalismo. Nel senso che se la Mondadori è liberale - ma io ho qualche dubbio - lo sono anche le altre case editrici? Ma nemmeno per idea. Per cui esiste una curiosa asimmetria. Chi è liberale deve ospitare anche coloro che lo combattono remunerandoli profumatamente ma il contrario non vale.
Allora o tutti sono liberali e allora il problema non c'è. O lo sono solo alcuni e allora i veri liberali hanno il diritto e il dovere di elaborare una strategia difensiva. . Einaudi è una casa editrice di sinistra (anche se con capitale di Mondadori) e non credo che il catalogo dimostri il contrario. La questione è che noi dobbiamo registrare un parziale fallimento della società liberale in Italia. Ad una chiesa antica (la Cattolica Apostolica Romana) se ne sono allineate altre (per es. la D.C., essendo questa una diretta proiezione della prima) o se ne sono contrapposte altre (il P.C.I. e le sue derive che tutt'oggi ci ritroviamo petulanti, nonostante le singolari disfatte storiche).
Questo potrebbe anche voler dire che tutto sommato la società italiana non è così laica come si vorrebbe far credere. Il che potrebbe anche voler dire che il vero liberalismo è di matrice protestante. L'allora cardinale Joseph Ratzinger (oggi papa Benedetto XVI) scriveva nella Lettera a Marcello Pera: «Fin dall'inizio il protestantesimo ha concepito se stesso come un movimento di emancipazione, liberazione e e purificazione. Quando andai per la prima volta a Ginevra notai ovunque iscrizioni del tipo “Post tenebras lux”, dalle quali emerge una stretta parentela tra il movimento riformatore e le tendenze di fondo dell'illuminismo. In questo senso, nonostante un certo dogmatismo che cominciò presto a emergere nelle confessioni protestanti, si può comunque parlare di una intima parentela tra illuminismo e protestantesimo, che nel Settecento è diventata molto evidente. In essa si può notare una commistione sempre più intensa della vera e propria sostanza confessionale e un intreccio sempre più ampio di protestantesimo e di illuminismo» (Marcello Pera/Joseph Ratzinger, Senza radici? Mondadori, Milano, 2004, p.

106). Purtroppo, come si vede (combriccole della cultura a parte!) siamo (non proprio) tutti costretti a misurarci con problemi che hanno una storia troppo antica che ha stratificato una mentalità difficile da aggirare.

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