Ma con la paralisi i problemi non si risolvono

(...) non sono direttamente coinvolti.
Siamo arrivati al punto in cui il Nord in generale, la Lombardia in particolare e Milano in primo luogo devono trovare strumenti ben diversi dallo sciopero per difendere i loro collegamenti aerei. Grazie anche al fatto che le istituzioni possono contare su un appoggio trasversale, oltre gli schieramenti politici, tutti insieme devono adoperarsi perché la ormai ex compagnia di bandiera non finisca nelle mani di chi voglia trasformarla in una compagnia regionale, con i passeggeri costretti a passare per Parigi o Francoforte se hanno bisogno di recarsi in altri continenti, ma abbia la volontà, la forza e i mezzi per mantenere e potenziare il ruolo attuale di Malpensa. Anche i sindacati che domani incroceranno le braccia, e che sono interessati soprattutto al mantenimento dei posti di lavoro, dovrebbero adoperarsi in questo senso, anche a costo di sopportare qualche sacrificio iniziale in vista di un futuro di sviluppo.

Se questo potrà avvenire con i nuovi padroni di Alitalia bene, altrimenti bisognerà trovare altre soluzioni con compagnie straniere, o addirittura con una compagnia di nuova costituzione, in cui l’imprenditoria lombarda dovrebbe assumersi le sue responsabilità. Il tempo è poco, ma la posta in gioco talmente alta che vale il tutto per tutto. Invece di bloccare i voli, bisogna proiettare verso l’esterno una impressione di massima efficienza.

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