Roma

Parioli: il degrado dietro l’angolo

Valeria Arnaldi

Un vero e proprio cumulo di terra, rifiuti, detriti, pietre e mattoni si alza, giorno dopo giorno, in viale Belle Arti, sotto la parete di sostegno del parco tra piazzale Villa Giulia e via Gramsci.
Non si tratta solo di sporcizia, ma degli effetti della progressiva erosione dell’argine tufaceo, che, più o meno lentamente, sta collassando sul marciapiede sottostante. La «montagnola», la cui altezza aumenta a vista d’occhio, preoccupa passanti e motorizzati: oltre ai detriti, infatti, poco lontano dalla strada, cadono pietre di grandi dimensioni. Questo è solo uno - il più pericoloso, forse - dei tanti esempi di degrado del quartiere Parioli, uno dei più rinomati della città. Nei tratti in cui la parete di sostegno è intatta, sono molte le piante che si affacciano dai suoi interstizi. Nella zona è una vera crescita selvaggia, che raggiunge il suo culmine, nei belvedere in viale Bruno Buozzi: le piante nate tra le lastre di marmo sono, ormai, così alte da sembrare elementi di decoro urbano affidati alla cura dei migliori giardinieri. A tradirne l’origine spontanea è la pavimentazione, rotta in più punti da radici ed arbusti. Difficile, invece, risalire alla causa delle molte buche, grandi e, spesso, profonde, sui marciapiede di tutta la zona, compreso quello antistante la Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Riprendiamo il nostro viaggio nel degrado proprio partendo dalla Galleria. Pochi metri dopo in direzione Belle Arti, si possono «ammirare» le tracce della vecchia recinzione in legno del parco che fronteggia il Museo di Villa Giulia: solo due le staccionate ancora in piedi, circondate da pali crollati e rifiuti.
Proseguendo lungo viale Bruno Buozzi, si incrocia via Gramsci, una sorta di «galleria a cielo aperto» di scritte, stencil e mini-murales realizzati con vernice spray. Se invece di scendere verso Belle Arti, si sale lungo via Aldrovandi, la situazione non migliora. Il marciapiede che fronteggia il Bioparco è «verde» di piante nate sull’asfalto e sotto le mura dei palazzi. Gli alberelli, disposti ad intervalli regolari sui marciapiede, sono sostenuti da pali in legno. Di questi, alcuni spezzati sporgono pericolosamente ad altezza di bambini ed animali. Il verde, rigoglioso nei posti più impensati, scarseggia nelle aiuole, spesso sterrate, secche o occupate da piante infestanti. Il primato va a viale Rossini, proprio di fronte a Villa Taverna, residenza dell’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia. I marciapiede costeggiano un’area verde dall’aspetto abbandonato, che viene utilizzata, di sera, per portare a spasso i cani. Il parco tra via Flaminia e viale Tiziano è la casa di una famiglia di zingari che, di giorno, chiedono l’elemosina al semaforo e di notte si stendono su cartoni, coprendosi con coperte e giornali. Stesso scenario nel parco di piazzale Manila, dove, ogni giovedì, un tronco segato viene utilizzato come poltrona da un improvvisato parrucchiere filippino, che acconcia i suoi molti connazionali a servizio nelle case della zona. Quando cala la sera, il parco accoglie molti altri senza tetto che, bottiglia alla mano, trascorrono qui la notte e, spesso, proprio a causa dell’alcol, provocano risse. Per paradosso, il tratto più «ordinato» è quello delle ben note grotte in viale Tiziano, in attesa dei lavori, chiuse con reti per impedire agli abusivi di tornare ad abitarle.

Peccato, però, che il cantiere tardi ad essere avviato: le transenne, infatti, sono state più volte spostate, forse, proprio dagli ex-occupanti alla ricerca di un modo per tornare a «casa».

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