A Parma il laboratorio fiscale del «quoziente famigliare»

La famiglia è la cellula fondamentale della società. C'è scritto anche nella nostra Costituzione Repubblicana. Siccome è al centro della società perché la società si regge sulle famiglie, deve essere al centro delle politiche di sostegno delle persone e della società stessa. Siccome lo è nei fatti, al centro lo deve essere anche nel diritto. Si ha l'impressione che in Italia la famiglia sia al centro nel senso che, come si dice in altre occasioni, quando c'è uno schiaffo alla fine a prenderlo è sempre la famiglia. Se c'è un anziano non indipendente è la famiglia che deve farsene carico. Se c'è un portatore di handicap è la famiglia che deve farsene carico. Dei bambini, ovviamente, se ne fa carico la famiglia. Insomma è al centro sì ma dei doveri. Non sembra che lo sia per i diritti. Se guardiamo poi ai carichi fiscali si può giustificare anche il ricorso alla disperazione. In Italia praticamente un single può spendere di tasse quanto una famiglia con più figli. E nei confronti di un comune medio la famiglia ha una considerazione pari a quella di tutti gli altri soggetti della società. Sempre parlando da un punto di vista fiscale.
A Parma per iniziativa del sindaco Pietro Vignali è nato il cosiddetto «Quoziente Parma» prima applicazione italiana di quel «quoziente famigliare» che altrove (particolarmente in Francia, il foyer fiscal) già funziona da tempo. Basti pensare che in Francia, dove il quoziente famigliare è già una realtà, un lavoratore dipendente che guadagna 36.500,00 euro all'anno con moglie e quattro figli a carico si trova ad essere esonerato dal pagamento delle tasse, mentre in Italia paga 5.774,00 euro.
Sull'ingiustizia di tutto ciò non c'è neanche da soffermarsi più di tanto. Cosa hanno pensato di fare a Parma? Sono partiti dalla considerazione che oggi per conoscere la condizione economica di una famiglia, su tutto il territorio nazionale, indistintamente, si utilizza un parametro standard che si chiama l'Isee (Indicatore di situazione economica equivalente). Questo parametro non è assolutamente più adeguato per rilevare la situazione reale dei bisogni delle famiglie, né riguardo le sue capacità economiche, né riguardo agli oneri e alle responsabilità che le sono richieste. A differenza dell'Isee il «Quoziente Parma» prende in esame i componenti della famiglia, il numero dei figli (ogni figlio riduce la capacità contributiva del 25%), eventuali affidamenti, la condizione lavorativa dei genitori, i parenti a carico e le persone disabili. A tutte queste componenti assegna un punteggio che sommato fornirà appunto la situazione della singola famiglia presa in considerazione. Questo avrà un effetto immediato, solo per fare un caso, sulle tariffe comunali da pagare. Facciamo un esempio se con il parametro Isee una famiglia pagava 109 una tariffa scolastica. Con i nuovi parametri del «Quoziente Parma» pagherà 59 con un risparmio del 50% secco. Un’altra tariffa scolastica di 378 euro scende del 92%, a quota 286. Vignali e la delegata per la famiglia Cecilia Greci che ha studiato il provvedimento, sono convinti di rappresentare un modello a livello nazionale e, in effetti, così potrebbe essere.
Ieri a Parma è stato siglato un accordo bipartisan ed è stato costituito il «network italiano di città per la famiglia», al quale hanno aderito i Comuni di Roma, Bari, Varese e Alessandria. Questi Comuni dovrebbero andare nella stessa direzione. Vedremo. Intanto dall'inizio di quest'anno a Parma hanno iniziato ad applicare questo quoziente per i servizi educativi, per i servizi sociali e sociosanitari sarà applicato entro la fine del 2010.

Parole come sussidiarietà, fisco equo, centralità della famiglia con provvedimenti come questo passano da essere parole ad essere realtà. Speriamo che il «Quoziente Parma» incrementi il quoziente intellettivo di chi da anni deve fare politiche per la famiglia e non fa grandi passi in questa direzione. Dal Qp al Qi, speriamo in bene.

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