Politica

La partita di Palazzo Chigi si gioca in 112 collegi

In queste circoscrizioni, dopo le recenti consultazioni amministrative, lo scarto tra i due schieramenti è inferiore agli 8 punti percentuali

Omar Sherif H. Rida

da Roma

Centododici collegi in bilico tra la Cdl e l’Unione. Centododici seggi «vitali» nei quali il distacco di voti tra i due poli è minimo, da conquistare per non soccombere nella partita elettorale del prossimo anno. È quanto emerge dalla ricerca del Servizio studi di Montecitorio, che ha ricalcolato i risultati delle ultime elezioni regionali applicandoli ai collegi uninominali della Camera e individuando i cosiddetti «seggi marginali», quelli cioè in cui lo scarto tra gli schieramenti, in base all’esito delle consultazioni di aprile, è stato uguale o inferiore all’8%.
Secondo l’analisi (che tuttavia non tiene conto di variabili quali la propensione dell’elettorato a cambiare il proprio voto e le possibili nuove alleanze) il campanello d’allarme suonerebbe soprattutto per la Casa delle libertà: se i risultati delle scorse regionali rimanessero gli stessi anche nei collegi uninominali della Camera, alle politiche 2006 la Cdl perderebbe 36 seggi dei 112 a vantaggio dell’Unione, contro gli 8 che farebbero il percorso inverso.
Come si legge nella tabella pubblicata sabato scorso da Il Sole 24 ore, se si ricandidassero nello stesso collegio del 2001 a non essere rieletti sarebbero personaggi del calibro del segretario dell’Udc, Marco Follini (a Bari-Mola di Bari), dei ministri, sempre del Biancofiore, Mario Baccini (Roma-Fiumicino) e Rocco Buttiglione (Milano 10), mentre in Alleanza nazionale uscirebbero sconfitti dal confronto nell’uninominale Gianni Alemanno (Roma-Trionfale) e Altero Matteoli (Lucca). Il centrodestra si consolerebbe incassando il collegio pugliese di Casarano dove trionfò il presidente dei Ds Massimo D’Alema. Tuttavia se le due «Sparta» An e Udc piangono, a ridere non sarebbe neanche l’«Atene» Forza Italia: sui famosi 112 seggi non più blindati 42 appartengono proprio al partito del premier Silvio Berlusconi, mentre 5 sono quelli che fanno tremare la Lega, tra cui quello «pesante» di Milano-3, che nel 2001 vide l’affermazione del leader del Carroccio, Umberto Bossi.
Dati preoccupanti quindi, materia di studio per analisti e spin doctors su come recuperare posti in Parlamento, proprio mentre va in onda un dibattito sulle grandi questioni: partito unitario, legge elettorale, leadership.
Dati che tuttavia, ad un esame meno superficiale, rivelano per la Cdl risultati sorprendenti, in controtendenza rispetto a quei luoghi comuni che vedono il centrodestra nell’affannoso tentativo di recuperare i consensi persi in tutte le tornate elettorali dal 2001 in poi.
Un’interessante ricerca condotta da Il Velino infatti, evidenzia come il confronto tra la più recente sconfitta della Casa delle libertà (proprio le regionali della scorsa primavera) e le cifre della sua schiacciante affermazione nelle politiche di 4 anni fa, faccia emergere dei numeri diversi. Se si paragonano le percentuali di voto raccolte dal centrodestra nei 146 collegi in cui alle regionali ha ribadito il vantaggio sull’Unione, risulta una crescita di preferenze più o meno sensibile in ben 64 casi: 22 volte in Lombardia, 17 in Veneto, 13 in Puglia, 5 in Piemonte, 4 nel Lazio, 3 in Liguria. In queste realtà elettorali quindi, la Cdl aumenterebbe i suoi consensi rispetto alla già corposa vittoria del 2001. Fra i casi più eclatanti quello nel collegio 4 della circoscrizione 2 del Veneto, dove l’incremento è stato di 9 punti percentuali.
Tra i deputati della Cdl che possono contare su un collegio «blindatissimo» e in crescita, figurano nomi altisonanti tra cui quelli di Ferdinando Adornato (uno degli ispiratori del partito unico), del ministro dei Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, del titolare delle Attività produttive, Claudio Scajola, del leghista Giancarlo Giorgetti e dei sottosegretari Daniele Molgora (Economia) e Aldo Brancher. Un trend che segue quello di molti esponenti dell’Unione nei rispettivi collegi di regioni storicamente «sicure» quali Toscana, Umbria, Emilia Romagna (o come in quello piemontese di Torino 2 del diessino Luciano Violante).
Un’ulteriore riflessione infine.

L’affluenza alle urne registrata alle ultime regionali è stata inferiore rispetto a quella delle politiche del 2001: considerando che tradizionalmente l’elettorato meno motivato in occasione delle amministrative è proprio quello di centrodestra, una rimonta della Cdl nel 2006 non appare più una pura utopia.

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