Senatore Marcello Dell'Utri, ci sono novità? Come va il vostro Partito del Sud?
«Nessuna novità. Oggi, piuttosto che di partito del Sud, preferisco occuparmi di calcio del Nord».
Si riferisce alla sua decisione di trattare l'ingresso nel Como, con una cordata che comprende anche Vittorio Feltri e Daniela Santanchè?
«Certo che sì. È un'esperienza che mi entusiasma e spero proprio che l'affare si faccia. Se non dovesse farsi, allora vorrà dire che mi dedicherò di più alla musica...».
La compagnia è abbastanza singolare. Che ruolo avrebbe ciascuno di voi tre nella nuova squadra?
«Ribadisco che siamo ancora in fase di trattativa. Ma se tutto andasse bene, il presidente sarebbe Daniela, lei può fare qualsiasi cosa. Io vorrei mettere in piedi un grandissimo settore giovanile, che ricalchi in qualche modo l'esperienza dell'Atalanta. Quanto a Feltri, potrebbe fare il vicepresidente o qualsiasi altro ruolo: mi ha stupito la passione e competenza nell'occuparsi di calcio. Un insospettabile».
Oggi il Como è in Lega Pro, cioè in C1. Cosa promette Marcello Dell'Utri ai tifosi del «suo» Como?
«Innanzitutto ci tengo a dire che la dirigenza attuale è buona ed ha già ottenuto due promozioni in tre anni. Ma, con più risorse e l'organizzazione che abbiamo in mente, la serie B non può che essere l'obiettivo immediato, già di questo campionato. E in prospettiva, naturalmente facendo un passo alla volta, non si può che pensare alla A, dove peraltro il Como militava fino a pochi anni fa».
Lei anche a Como continuerà a giocare a calcetto, magari allenandosi con la prima squadra?
«L'unico calcetto che posso permettermi alla mia età è quello con le mani, il calcio-balilla. Ne ho anche comprato uno per metterlo in casa».
Mi scusi, ma allora se non deve nemmeno giocare, cosa c'entra lei - siciliano e uomo del Sud per definizione, quasi una definizione dell'essere terrone - con il Como?
«Abito sul lago di Como, a Torno, e questa è casa mia. Ma per di più le confesso che il Como è una squadra che mi è sempre stata simpatica. Me la ricordo contro il Palermo, in serie A, e pur tifando per i rosanero, non riuscivo a fare il tifo contro il Como. Mi piaceva già da allora, con la sua umiltà. E quindi, visto che il calcio è sempre nelle mie corde, mi piacerebbe moltissimo occuparmene. L'idea poi di tirare fuori un grande settore giovanile è un vero e proprio sogno».
Un ritorno alle origini, in un certo senso.
«Proprio così. Io nasco come allenatore di calcio con il tesserino di terza categoria. Ero uno dei più giovani nel corso di Coverciano, anno 1960-61».
Detto così fa impressione. Fuori il curriculum del Dell'Utri allenatore.
«Fra i miei ricordi più belli ci sono i tre campionati vinti con i giovani dell'Athletic Club Bacigalupo di Palermo, che si chiamava così in onore al portiere del grande Torino. Poi, mi occupai dei Gagc...».
Traduca. Altrimenti le mandano un avviso di garanzia per violazione delle norme sul buon italiano...
«... i Gruppi di allenamento dei giovani calciatori, dai grandi ai piccolissimi. Quindi mi occupai del Torrescalla - che si chiamava così per il nome della residenza universitaria dell'Opus Dei dove studiavo - poi Torrescalla Edilnord».
Che si chiamava così per...
«In onore allo sponsor. Infatti è la squadra che fondai insieme a Silvio Berlusconi che era il presidente. E vincevamo campionati nazionali. Avevamo un grandissimo centravanti: Paolo Berlusconi».
Stop, stop, è leditore del «Giornale». Se continua così ci mandano un avviso di garanzia per piaggeria!
«Comunque, forse ho sbagliato a non rimanere nel calcio. Chissà che carriera avrei fatto, eh eh eh...».
E il Milan? Lei non c'entra niente con il Milan?
«Sono stato per dieci anni consigliere di amministrazione. E poi è una squadra che mi è sempre stata simpatica».
Non si sta allargando troppo? Como, Palermo, Milan. Non è che le stanno simpatiche un po' troppe squadre?
«La simpatia per i rossoneri nacque perché da ragazzo scrissi a molti giocatori chiedendo la foto con dedica. L'unico che mi rispose fu Nordhal. Tutto qui».
Ma visto che lei era simpatizzante rossonero, non potevano mettere Lei presidente al posto di Adriano Galliani?
«Teoricamente avrebbe potuto toccare a me. Ma purtroppo in quel periodo ero impegnato giorno e notte con Publitalia. Quindi lincarico andò ad Adriano che in quel momento si occupava di impiantistica e metteva le antenne e i ripetitori con Elettronica industriale».
Ma da simpatizzante non la preoccupa il Milan di questanno? Tra le grandi è lunica che si è indebolita. È proprio tranquillo?
«Credo che dipenda tutto da Ronaldinho. Se lui torna quel grande campione che conoscevamo, forse avremo delle grandi sorprese».
Berlusconi le ha mai chiesto consigli per gli acquisti del Milan?
«Li chiede a tutti, anche al suo autista. Quindi, sì».
E lei gliene diede?
«Fui responsabile, in solido con lui, dell'acquisto dell'argentino Borghi, che vidi al Mundialito Club, una nostra invenzione e un grandissimo successo».
Ma Borghi fu un bidone. Al Milan non arrivò mai e Sacchi scelse Rjikard.
«Però andò al Como...».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.