Ma la Pausini non può suonarle a De Gasperi

La gara per l’individuazione dell’italiano - o italiana - più grande di tutti i tempi è, mi pare, solo all’inizio. Ma le prime indicazioni non mancano d’interesse. In testa è Laura Pausini, affermata cantante, che supera largamente nella graduatoria Galileo, Manzoni, Michelangelo e altri personaggi d’ugola debole. Supera anche, a dire il vero, Luciano Pavarotti che quanto a ugola era messo bene anche lui. Al secondo posto, nella classifica provvisoria, è Leonardo. Stranamente non si tratta dell’allenatore del Milan, si tratta del pittore noto per un’ultima cena. Le omonimie possono trarre in inganno. Figura tra gli altri il cognome Mazzini, ma anche qui si tratta di precisare: non Mina, collega della primatista Pausini, ma Giuseppe, mesto profeta dell’unità d’Italia. Mina figura nell’elenco, ma con il nome, non con il cognome.
Non so quanto e quando la graduatoria affidata al televoto verrà modificata cammin facendo. È possibile che le vecchie glorie letterarie tipo Dante Alighieri o Petrarca recuperino qualche posizione, è possibile che vecchie glorie filmistiche come Nino Manfredi, Totò, Gassman si affaccino alle prime posizioni. Non oso pensare alle generalità del vincitore - o vincitrice - ma accetterei con filosofica rassegnazione un trionfo di Fiorello, magari in accoppiata con il suo sodale pubblicitario Mike Bongiorno. Aspettiamoci di tutto. Perfino che possa in extremis prevalere Garibaldi.
La competizione è di per sé stravagante ma l’ignoranza di chi vi ha finora partecipato l’ha resa allucinante. Credo che la scelta degli spettatori possa essere esercitata solo sui cinquanta nomi di papabili selezionati dall’Eurisko, un istituto specializzato in ricerche demoscopiche. O per volontà sua o per arcana volontà del destino l’istituto ha promosso, nell’assemblare la cinquantina, figure minori o minime; e ha bocciato pezzi da novanta dello politica, della cultura, dello spettacolo, della scienza. Ho visto che mancano i politici italiani d’oggi, e quindi Silvio Berlusconi rimane fuori causa. Il che consentirà a calibri minori del Palazzo di dichiararsi colpiti dal veto generalizzato che ha purtroppo tarpato loro le ali. Un analogo sbarramento è stato opposto - ne sono sicuro - alla candidatura di Benito Mussolini: che avrebbe figurato senz’altro molto bene, e non si può escludere che risultasse vincitore. In altri Paesi, quando si è proceduto ad analoghi sondaggi, gli uomini forti si sono piazzati tra i primi. Salazar primo addirittura, Franco brillante, Stalin terzo, Hitler messo nell’impossibilità di gareggiare, non si sa mai.
Non voglio dubitare dei criteri scientifici con cui l’Eurisko ha proceduto alla cernita. Sono criteri che hanno messo fuori causa sia Alcide De Gasperi, il trentino prestato all’Italia (forse questa definizione gli è costata il posto), sia Camillo Benso conte di Cavour che non scese mai al di sotto di Firenze e va punito per patente antimeridionalismo. Lacune che indurranno i soliti storici parrucconi a stracciarsi le vesti, nell’indifferenza generale.
Altre sono le lacune di cui veramente dolersi. Dov’è il molleggiato Celentano? Dov’è - e qui protesto anch’io - il grande Gino Bartali disgiunto nella cinquantina dal rivale di sempre Fausto Coppi?
Una sola consolazione, in tanto affanno.

L’Eurisko non propone per la corona di italiano di tutti i tempi nessun protagonista del Grande Fratello e, se ho letto bene, nessun calciatore. Se fosse stato proposto Alessandro Del Piero forse avrebbe trionfato. Tanto di cappello al campione. Ma c’era il pericolo che togliesse il posticino risicato di Giuseppe Verdi.

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