Roma - Quel che davvero non riesce più a digerire è la predica che di tanto in tanto continuano a propinargli i cosiddetti pontieri, ultimamente troppo presi a cercare un riavvicinamento tra lui e Fini da non aver colto che per il Cavaliere quei sermoni stanno diventando peggio di una seduta dal dentista senza anestesia. Per il resto, invece, Berlusconi è pronto ormai a tutto, tanto che durante il vertice di Palazzo Grazioli è uno di quelli che si scompone meno mentre i presenti leggono e rileggono indignati gli affondi del finiano Granata. L’espressione è eloquente: scusate, ma cosa altro vi aspettavate?
D’altra parte, non ci vuole molto a mettere in fila nel corso della giornata il trio finiano Bocchino-Briguglio-Granata. Con i primi due a ripetere che va fatta una «battaglia per la legalità» che il Pdl sta ormai perdendo di vista e il terzo a buttare lì che «Spatuzza è attendibile». Detto dal vicepresidente dell’Antimafia a proposito del pentito secondo il quale ci sarebbe Berlusconi dietro le stragi di mafia del ’92 non è roba da poco. E a via del Plebiscito non la prendono affatto bene. Ci sono i coordinatori del Pdl Bondi, La Russa e Verdini, i capigruppo Cicchitto e Gasparri e il vice Quagliariello, i ministri Frattini, Tremonti, Alfano e Matteoli, il sottosegretario Bonaiuti e, pare, anche il presidente del Senato Schifani (ma il suo entourage non conferma). Tutti convinti che «si sia passato il segno» e che si sia fatto un «deciso passo avanti» nella strategia di destabilizzazione della maggioranza. D’altra parte, se pure uno solitamente prudente come Bonaiuti non esita a parlare di «fronte interno» vuol dire che il termometro segna temperature preoccupanti. Perché, è il senso dei ragionamenti di Berlusconi, non si può ignorare il fatto che «mentre io invito all’unità del Pdl loro continuano solo a martellare» al punto di arrivare a prendersela direttamente con il governo.
Ed è questo il salto di qualità che al Cavaliere non passa inosservato. Tanto che concluso il vertice a Palazzo Grazioli più d’uno dei presenti punta pubblicamente il dito contro Granata. «Ha detto testualmente - attacca - Cicchitto - che pezzi di istituzioni e di governo ostacolano la ricerca della verità sulle stragi del ’92-’93. Questo è destituito di fondamento e l’azione dell’esecutivo contro la mafia è sotto gli occhi di tutti». Bocchino, Briguglio, Granata e, su un altro fronte, Barbareschi. Una lunga sequenza di affondi finiani in un solo giorno. Impossibile, insomma, che Berlusconi non scorga la «manina» di Fini dietro al bombradamento di Dresda andato in scena ieri. Perché, è il senso dei ragionamenti fatti a via del Plebiscito, o sono dichiarazioni concordate oppure il presidente della Camera è un pazzo incosciente.
Si studiano le contromisure, dunque. Perché, dice Berlusconi durante la riunione, «chi butta fango sul partito deve andare fuori». Lo stesso Fini, d’altra parte, secondo il premier si è ormai messo ai margini dal Pdl visto che ha scelto di appoggiare il giustizialismo dipietrista chiedendo dimissioni di persone nemmeno indagate. Il fronte, insomma, è tutto interno alla maggioranza.
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