Penati e i Radicali ci riprovano: cavilli e ricorsi al posto dei voti

Ecco come la sinistra continua a sperare in una vittoria per via giudiziaria. L’ex presidente della Provincia si rimangia tutto: «Non escludo l’impugnazione». L’Udc: «Le irregolarità restano»

La battaglia delle liste elettorali continua. Incassata la sospensiva con cui sabato il Tar ha riammesso il governatore Roberto Formigoni, ora il Pdl aspetta l’esito dell’udienza di merito che si terrà questa mattina in via Corridoni. Difficile che i giudici della quarta sezione del tribunale amministrativo si pronuncino già oggi (più probabile, infatti, che la decisione venga comunicata nentro la fine della settimana), ma più passa il tempo è più l’ottimismo del centrodestra cresce.
Le motivazioni con cui è stata annullata l’ordinanza dell’ufficio elettorale della Corte d’Appello, infatti, fanno ben sperare i colonnelli del Popolo della libertà. I giudici a cui è stato presentato il ricorso per l’esclusione della lista «Per la Lombardia», infatti, hanno spiegato come sia «indubbio che l’Ufficio centrale regionale presso la Corte d’Appello avesse già espresso la sua decisione in termini di ammissione della lista in questione, come chiaramente emerge dal verbale delle operazioni elettorali relative al controllo» del listino del governatore in carica, «che risultano iniziate alle ore 11.50 del 27 febbraio 2010 e terminate il giorno successivo alle ore 12». Come già sollevato anche dai legali del Pdl (gli avvocati Ercole Romano, Beniamino Caravita di Toritto e Luca Giuliante) e dagli stessi maggiorenti del partito, quel collegio non era titolato a esprimersi sul ricorso presentato dai Radicali. Piuttosto, i delegati della lista Bonino-Pannella avrebbero dovuto rivolgersi direttamente al Tar, e non alla Corte d’Appello. Così non è stato, e il tribunale amministrativo ha riconosciuto la nullità del provvedimento di esclusione. In prospettiva, dunque, è improbabile che le toghe della quarta sezione - presiedute da Adriano Leo - si discostino da questa decisione. Anche perché nulla hanno detto sulle irregolarità formali riscontrate dall’ufficio regionale. Che, oggi, procederà al sorteggio l’ordine delle liste per le schede e i manifesti elettorali. L’operazione era prevista per venerdì scorso. Poi, la decisione di rinviare, in attesa di conoscere l’esito della prima udienza del Tar.
Ma non c’è solo l’intricata matassa dei ricorsi incrociati. Le schermaglie politiche, infatti, proseguono accendendo la campagna elettorale. Il Pdl anche ieri ha continuato a spulciare le liste degli altri candidati al Pirellone, in cerca di quei «cavilli» che hanno temporaneamente estromesso la coalizione di centrodestra dalla partita delle urne. Nei giorni scorsi, il Popolo della libertà ha denunciato oltre 800 casi di sottoscrizioni «irregolari» depositate dal Partito Democratico di Filippo Penati, eppure ugualmente ammesse dai giudici della Corte d’Appello. Così, Formigoni, aveva denunciato l’uso di «due pesi e due misure». E così, nel centrodestra si tengono pronti a un nuova battaglia di carte bollate.
«Il Tar della Lombardia - commenta Pierluigi Mantini, responsabile per elezioni in Lombardia dell’Udc - ha censurato il riesame fatto dai magistrati dell’ufficio elettorale, ma non ha stabilito la regolarità delle liste di Formigoni che restano prive delle firme necessarie. Inoltre - insiste Mantini - resta pendente il ricorso sull’ineleggibilità di Formigoni per contrasto con la legge 165 del 2004 che vieta il terzo mandato consecutivo a suffragio diretto». Come a dire, c’è materiale per presentarsi al Consiglio di Stato. Un’eventualità che sembrava scongiurata nei giorni scorsi, quando il Pd aveva escluso l’intenzione di presentare un nuovo ricorso in caso di decisione favorevole del Tar per il Pdl. Lo scenario, però, cambia in fretta.

«Dopo il decreto salva Formigoni che ha sancito che la politica può godere dei privilegi mentre il rispetto delle regole è doveroso solo per i cittadini comuni - ha detto infatti Penati - non escludo di fare ricorso». Come già hanno fatto i Radicali. A meno di tre settimane dal voto, il pasticcio elettorale non vede ancora la fine.

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