Penati, il Pd prova a scaricarlo tra minacce e false dimissioni

Gravi indizi che dimostrerebbero come Filippo Penati avrebbe finanziato il Pd con i soldi delle tangenti da lui pretese per la bonifica delle aree ex Falck dagli imprenditori Giuseppe Pasini e Piero Di Caterina. Lo spiegano i pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia nel ricorso presentato al tribunale del riesame per chiedere l’arresto di Penati. E nel partito cresce il numero di quelli che ora, dopo averlo difeso a cominciare dal numero uno Pierluigi Bersani, vorrebbero scaricarlo. «Bersani - la sentenza senza appello dell’ex anima di Mani pulite e oggi senatore del Pd Gerardo D’Ambrosio - deve prendere provvedimenti molto severi. Il Pd deve emarginare queste persone. Purtroppo il reato è prescritto, quindi non si saprà mai la verità processuale. Ma già adesso ci si può fare un’idea dal punto di vista politico». Con Pierfrancesco Majorino che chiede a Penati di rinunciare anche alla prescrizione. Mentre lui prosegue il balletto delle dimissioni. Anzi delle autosospensioni.

Dopo quella da vicepresidente del consiglio, ieri è arrivata quella dal gruppo del Pd in Regione. Un modo per traslocare tranquillamente nel gruppo misto. E mantenere il pingue stipendio da consigliere. In attesa di sviluppi.

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