Pennetta e Schiavone ko Finisce in una settimana il sogno di Wimbledon

Azzurri fuori dal torneo ma anche di testa: Flavia e Francesca deludono dopo essere state vicinissime alla vittoria. E gli uomini...

Pennetta e Schiavone ko 
Finisce in una settimana  
il sogno di Wimbledon

Sull’erba di Wimbledon scivolano irrimediabilmente le speranze del tennis azzurro di essere protagonista nella seconda settimana del torneo. In meno di 48 ore sono usciti dal torneo Seppi e Bolelli, Schiavone e Pennetta: tutti e quattro per motivi mentali, di testa, piuttosto che per ragioni fisiche o tecniche. L’altoatesino non ha inferto il colpo del ko nei momenti propizi a Baghdatis che poi ha infastidito Djokovic. Il bolognese, forse appagato dal successo su Wawrinka, è finito subito nel tritacarne di Gasquet.

Flavia non ha retto nel finale del terzo set con la francese Bartoli dopo aver disputato per larghi tratti il più bel match dell’ultimo anno. Ci salverà la Leonessa, ci siamo detti. Macché. La Francesca, reduce dalla finale del Roland Garros, non è riuscita a superare la modesta Paszek (austriaca di passaporto, ma con cromosomi tanzaniani, indiani e canadesi per via di complicati incroci famigliari), numero 80 al mondo, nella ripresa della partita interrotta l’altro ieri per pioggia. Nel festival degli errori a ripetizione e delle occasioni gettate al vento, la milanese ha perso la possibilità di passare il turno e contendere l’accesso alle semifinali all’abbordabilissima russa Pervak, appena numero 89 del ranking, ma capace di far fuori la forte tedesca Andrea Petkovic. Ci fosse riuscita, avrebbe firmato un’altra pagina storica di questo sport e rafforzato la posizione in classifica. Invece niente.

«Era un bel po’ che non giocavo così male in uno Slam», il suo sconsolato commento. È come se Francesca fosse andata in tilt, incapace di giocare con un minimo di continuità e battere un’avversaria assolutamente alla sua portata. Roba da perderci il sonno per una settimana di fila. Quando mai le capiterà un percorso così agevole?
La cronaca fa da specchio a una prestazione paradossale nella sua dinamica. Basti ricordare che la Schiavone s’è trovata in vantaggio per 6-4, 4-3 e 40-30 prima di mandare in campo la sua brutta copia e lasciare sei game consecutivi all’austriaca. E ancora, alla ripresa del gioco, ha tolto per tre volte consecutive il servizio all’avversaria senza riuscire a chiudere il match perso al ventesimo gioco del terzo set dopo 3h e 41’: 3-6- 6-4 11-9 il risultato a favore della Paszek. Roba da pazzi, con materiale da portare all’attenzione di uno psicologo. S’è avuta l’impressione che la nostra tennista, come già le era successo nella finale di Parigi con la cinese Na Li, non riesca a scrollarsi di dosso la tensione legata al suo nuovo status di campionessa a livello mondiale.

Un onore, ma anche un peso, un peso insostenibile in qualche occasione: lo dimostrano le partenze a rilento. Che si tranquillizzi, Francesca, non deve dimostrare niente a nessuno, si limiti a giocare come sa il suo tennis inimitabile.
In precedenza la Pennetta era uscita dal tabellone del singolo dopo una maratona di 3h e 9’ con la francese Bartoli, vittoriosa per 5-7 6-4 9-7, detta Psico per lo sguardo al cianuro e i movimenti ipercinetici. A differenza di Francesca, Flavia ha giocato un buon match (65 punti vincenti, di cui 34 con il servizio) contro la numero 9 del mondo che deve aver firmato un patto con il diavolo, basti ricordare i tre match-balls annullati nel turno precedente alla spagnola Dominguez e il recupero da 3-5 nel terzo set con la nostra giocatrice.

In questo frangente la pugliese non ha sfruttato il servizio a disposizione per chiudere il match sul 5-4, ma ha avuto la forza per annullare tre match-balls sul 6-7, salvo poi perdersi sulla palla che poteva portarla di nuovo in vantaggio.

Con un pizzico in più di concentrazione e di forza avrebbe staccato il biglietto per affrontare nei quarti Serena Williams. Ma da Wimbledon esce con più onore di Francesca. Una piccola consolazione in una giornata infelice del tennis azzurro.

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