Pennisi: «Quei soldi non li usavo per la droga»

Da un lato il denaro, dall’altro una vita che sa quasi di continenza. Più o meno, la racconta così. Milko Pennisi, l’ex consigliere comunale ora in carcere per una mazzetta da 10 mila euro, è davanti ai pm. L’interrogatorio è del 5 marzo. L’ex presidente della commissione urbanistica di Palazzo Marino prova a convincere i magistrati che quella è stata la prima e unica tangente. E che i soldi che giravano sul suo conto non avevano un’origine illegale. Tanto più che le spese erano molte («la politica costa», aveva detto al gip), e «il mio tenore di vita non è elevato».
Gettoni di presenza in Comune, bonus per il suo incarico alle Stelline, l’appartamento in affitto, gli aiuti del padre. Tutto qua, spiega Pennisi. Anche se quando i pubblici ministeri gli chiedono di giustificare i versamenti effettuati ogni due o tre giorni, l’ex consigliere tentenna. «Mi rendo conto della stranezza di queste operazioni». I pm domandano da dove arrivassero quei soldi (a colpi di 1.500, 3.000 e 4.500 euro) emersi dalle indagini bancarie della Gdf. «Ho avuto versamenti da mio padre a partire dal 2007 - risponde - quando è nata mia figlia. Prima di allora nessun versamento in contanti». I magistrati, però, gli fanno notare che i movimenti di denaro partono dal 2005. «Non ne ricordo l’origine», replica Pennisi. Che aggiunge: «Dal mio conto ci sono pochissimi prelievi perché ho pochissime spese. Sono solito mangiare alle Stelline dove non pago e la sera sono spesso ospite per cena». Allo stesso modo, «la palestra è gratis poiché sono amico dei proprietari». «Il mio tenore di vita non è elevato - insiste -. Questa estate sono stato con la mia bambina a Forte dei Marmi in una pensione, posto molto economico». I soldi che riceveva dal padre, poi, li metteva in cassaforte. E «prelevavo piccole cifre che versavo sul conto per ridurre la cifra del mutuo».
Capitolo entrate. Dalle Stelline «ricevevo 4mila euro al mese e diversi rimborsi. Nel 2007 e nel 2008 mi sono stati attribuiti bonus di produzione di 16mila e 13mila euro». Invece, «dal consiglio comunale, gettoni di presenza tra 900 e 1200 euro al mese dal 2007». Altri soldi da «Stelline Servizi Congressuali»: 7mila euro lordi nel 2007 e 8mila nel 2008. Infine, «percepisco l’affitto di un appartamento: 1200 euro al mese, 600 con bonifico e il resto in contanti». Vizi? «Qualche spinello da ragazzo. Essendo affetto da epatite C non potrei fare uso di nessuna sostanza», e poi «non bevo e non fumo». Un tesoretto nascosto? Macché.

Tanto da dover disdire il contratto dell’appartamento dove abitava (7mila euro a trimestre) «perché troppo oneroso», senza contare i mille euro per il mantenimento della figlia. Così racconta Pennisi. Una versione che non convince fino in fondo la Procura.

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