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Le pensioni mandano nel panico la sinistra

Le prime misure della riforma spaccano la sinistra: reddito minimo garantito per i senza lavoro, sistema contributivo per tutti, accelerazione dell'aumento dell'età pensionabile per le donne

Le pensioni mandano nel panico la sinistra

Le prime carte sul tavolo del governo cominciano a essere calate. Nella manovra che sarà presentata lunedì, il governo starebbe valutando l'aumento delle aliquote Irpef di 2 punti per gli scaglioni oggi al 41 e 43% che passerebbero così al 43 e 45% e l'introduzione di una tassa sul posto barca nei porti turistici. Ma il tema principale resta quello delle pensioni, causa di discordie e malumori, soprattutto tra la sinistra e i sindacati. Lo scoglio sarà affrontato lunedì, quando è previsto il Consiglio dei ministri. Intanto però si comincia a capire quale saranno le novità sulla riforma del sistema previdenziale. 

Si parte dal reddito minimo garantito per chi si trova senza lavoro e, soprattutto, dal contributivo pro-rata per chi non lo applica ancora. Inoltre, è prevista un’ accelerazione dell’aumento dell’età pensionabile per le donne e anche nuovi strumenti per favorire l’occupazione dei giovani, tutelando i precari di oggi.

Il ministro del Lavoro Elsa Fornero stringe i tempi e ieri ha annunciato da Bruxelles "una riforma incisiva ma che rispetta il principiò di equità tra le generazioni".

Tra le altre misure per la crescita, è attesa la parte strutturale del piano pensioni che prevederà anche anche un adeguamento agli standard europei dell’età pensionabile delle donne. Il governo - ha annunciato Fornero - lavorerà a introdurre in Italia, con un pacchetto ancora da congegnare, il "reddito minimo garantito. L’Italia è l’unico Paese europeo, insieme all’Ungheria, a non prevederlo nel suo sistema di welfare".

Il sistema contributivo pro-rata consisterà sul fatto che dal primo gennaio 2012 le pensioni saranno tutte calcolate sulla base dei contributi versati, eccetto il meccanismo del sistema retributivo fino a tutto il 2011 per chi ne aveva diritto. Il ministro ha assicurato che "eccezioni saranno fatte verso il basso" per dare di più a chi non ce l’ha fatta. Cioè coloro che non sono riusciti a maturare contributi sufficienti per maturare una pensione dignitosa.

Con la riforma Dini dal contributivo erano stati esclusi tutti coloro che a quella data (era il 1995) avevano più di 18 anni di servizio e che mantennero il calcolo retributivo (pensione dell'80% della retribuzione dopo i 40 anni).

Ancora permane qualche dubbio sulla soglia minima di contributi necessari per ottenere la pensione di anzianità a prescindere dall’età raggiunta. Adesso è fissata a 40 anni (il cosiddetto "numero magico" per la Cgil) ma si parla di un possibile innalzamento tra i 41 e i 43 anni di contributi.

Ed è proprio su questo punto che si registrano le maggiori opposizioni. Oltre alla Cgil, anche l'Idv ha fatto sentire il suo niet nei confronti di un eventuale innalzamento della soglia. "Non si capisce perché i diritti acquisiti non si devono toccare, tranne quando sono quelli dei lavoratori. Se il governo metterà le mani sulle pensioni, bloccando l’indicizzazione di quelle minime o colpendo chi ha pagato per quarant’anni i contributi, il nostro voto non potrà che essere contrario,specie se non verranno toccati i patrimoni, le rendite finanziarie, i capitali scudati", ha dichiarato il presidente Idv al Senato, Felice Belisario, che poi ha aggiunto: "L’Italia dei Valori non firma cambiali in bianco né ora né mai. Dopo le tante chiacchiere apparse sulla stampa vogliamo vedere se il governo si fa scudo di apprezzate personalità per massacrare lo stato sociale, oppure farà quello per cui è nato: superare l’emergenza facendo pagare di più a chi possiede ricchezze, benefici e privilegi".

Sulla flessibilità in uscita è invece d’accordo il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua: "Se si va verso il sistema contributivo è insita la capacità di flessibilità dell’uscita", ha detto ricordando però che in Italia l’età media di pensione per anzianità è di 58,7 anni, mentre la media di vecchiaia e anzianità è di 60,2 anni ampiamente sotto la Germania (61,7 anni) e la Spagna (62,3 anni) la Francia è a 59,3 anni".

Il ministro Fornero si è detta disponibile a incontrare le parti sociali prima di lunedì, ma ha prudentemente aggiunto: "Dipenderà dal premier e dai vincoli di tempo". Intanto, il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni ha precisato che "noi siamo per una trattativa, un confronto serrato e non per una semplice consultazione. Sappiamo che andremo verso posizioni rigorose ma il presidente del consiglio ha promesso, al Senato e alle parti sociali, che ogni situazione sarà sorretta dall'equità. Ed è quello che chiediamo".

Per quanto riguarda il capitolo delle donne, la novità è che andranno in pensione da subito a 62-63 anni e nel 2016-2018 si arriverà all'equiparazione della soglia di vecchiaia degli uomini che dovrebbe salire a 66-67 anni.

Tra le altre misure previste rientrano gli assegni di anzianità solo con 41-42 anni di contributi. La soglia di vecchiaia per gli uomini sale da 65 a 66 anni. Per ottenere l'assegno bisognerà aver lavorato almeno venti anni.

Infine, sul punto dell'adeguamento annuale delle pensioni all'inflazione, l'idea è quella di bloccarlo al più presto, al massimo nel 2013. Così facendo, il risparmio sarebbe di crica 5 miliardi. 

Nei confronti di Monti arriva invece un pieno appoggio dal leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, il quale ha dichiarato: "Appoggiamo Monti non per vigliaccheria ma per convinzione, perché a partire da una riforma delle pensioni nel segno dell’equità anche generazionale, questo governo affronta questioni da anni rinviate e non risolte dalla politica di destra e di sinistra". E all'ipotesi che i provvedimenti possano essere impopolari e possano far perdere voti al suo partito, Casini non si scompone: " Non c’è alternativa, se vogliamo salvare l’Italia".

Per quanto riguarda il Pd, il responsabile economico del partito, Stefano Fassina ha tenuto a precisare che il programma di Monti non è quello del Pd. "Se voteremo qualcosa di diverso è perché, in una situazione di emergenza, ci siamo assunti la responsabilità di sostenere un governo che risponde a forze politiche che hanno visioni e posizioni non solo diverse, ma addirittura opposte".

In particolare, sulle pensioni, "la proposta del Pd è che vadano confermati gli attuali requisiti per l’accesso al pensionamento di anzianità, cioè il meccanismo delle quote e l’uscita con 40 anni di contributi, e che si possa correggere l’importo della pensioni di chi esce prima dei 65 anni".

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