Presidente Natuzzi, ieri avete annunciato i conti del terzo trimestre: il gruppo a livello consolidato registra un utile operativo di 2,8 milioni, contro una perdita di 12,3 milioni nello stesso trimestre del 2008. È il primo passo per uscire dalla crisi?
«Veramente potremmo parlare di due passi, o anche di tre. Al di là della metafora, la situazione è in miglioramento: e lo verifichiamo non solo dai dati di bilancio, ma anche attraverso il flusso di ordini, che noi monitoriamo settimanalmente».
Tuttavia, le vendite del terzo trimestre sono inferiori rispetto a quelle dello stesso periodo dellanno scorso.
«È vero che sono diminuite del 16,8%, ma è altrettanto vero che sono migliorate rispetto a giugno 2009, quando la differenza negativa rispetto al primo semestre 2008 era pari al 28%. Ma guardiamo soprattutto alle ultime sei settimane, che ci danno segnali positivi: alla 40ª settimana, quindi a ottobre, la differenza rispetto allo stesso periodo dellanno scorso era -20%, alla 41ª era -8,3%, alla 42ª era -13%, alla 43ª -5%, per poi diventare ampiamente positiva alla 44ª settimana, con un +15% e attestarsi alla pari alla 45ª settimana, quindi a novembre, con -0,9 per cento».
Questi dati riguardano il mercato globale?
«Sì, sono riferiti a tutte le regioni, anche se ci sono differenze fra un mercato e laltro. In particolare, soffre ancora il Nord America dove il calo è del 40%: mentre sono in ripresa lAsia e lEuropa. In Italia poi le vendite sono cresciute del 5%, un risultato legato anche al contatto diretto con i clienti, attraverso i 103 negozi Divani&Divani».
Ha influito anche la rottamazione dei mobili?
«Non molto. In effetti, a soffrire meno, in Italia e non solo, è stato lalto di gamma, cioè il marchio Natuzzi, che è prodotto esclusivamente nel nostro Paese. Mentre hanno risentito di più della crisi gli altri due marchi: Italsofa, rivolto a un segmento più giovane, venduto solo allestero e prodotto negli stabilimenti oltreconfine del gruppo, e Editions, il marchio dedicato al grande commercio. I segnali positivi comunque stanno arrivando: e dovremmo vederne anche di migliori a fine anno».
Quindi ritiene di essersi lasciato alle spalle non solo la crisi globale, ma anche le difficoltà che il gruppo ha attraversato nei mesi scorsi?
«Il punto chiave è che un anno fa eravamo in perdita e adesso siamo in utile. Un segnale che, malgrado la diminuzione delle vendite perchè i consumatori sono ancora sfiduciati, il management ha lavorato bene sui prodotti e sui costi. Nel terzo trimestre 2008 il costo del venduto era del 74,2%, adesso è sceso a 59,9%, con la stessa qualità di prodotto. Poi cè la politica di marketing, che per noi è basilare».
Investimenti pubblicitari?
«Intorno al 5,5% del fatturato: sono importanti per comunicare i valori del nostro marchio».
Quali sono le strategie per il futuro?
«Entro dicembre, approveremo il piano triennale, e pensiamo a rafforzare sempre di più sia il marchio Natuzzi che a rilanciare Italsofa, magari anche in Italia».
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