Perez, scuola Ferrari: è nata una stella che abbaglia la Rossa

È nata una stella. Una stella cometa che da tempo luccicava alta ma che da ieri si è posata a trecento all’ora sulla capanna di Maranello. E sta lì: a far riflettere sul futuro, alla voce piloti, a pensare sul da farsi e Massa non se ne abbia. Sergio, detto Checo, Perez, messicano di Guadalajara, classe 1990, da ieri brilla e abbaglia perché senza l’errore all’ultimo avrebbe vinto lui e però anche con l’errore ha vinto e stregato tutti e convinto gli ultimi scettici alla voce anagrafe. Perché il giovane messicano ha mandato un messaggio forte e chiaro alla Ferrari inutilmente in cerca del Felipe perduto: questo.
Salve, sono Perez, Sergio di nome e Checo per gli amici. Salve, sono quello della Ferrari Driver Academy, per cui sono in pratica già un vostro pilota, però da un paio di anni faccio esperienza alla Sauber di patron Peter che ci capisce parecchio di piloti e di sponsor, per cui non se l’è fatto ripetere di acchiapparmi visto che sono bravino, di certo più di mio fratello grande, Antonio, che corre in Nascar e a questo punto credo più di Massa.
Salve, sono Checo, e occhio però Ferrari a patron Sauber, visto che usa i vostri motori credo li vorrà gratis per farmi venire da voi a mezza stagione e però tranquilli, se Alonso ha il Banco Santader dietro io son pupillo del gigante delle telecomunicazioni, la TelMex, dai, bravo e ricco, non son male... Salve, sono Checo, sono pignolo, per arrivare da patron Sauber ho pure fatto un test con altri e l’ho passato, e per capire le gomme, a suo tempo, ho partecipato anche alle prove Pirelli perché amo i dettagli. Salve, sono Checo, che in neppure un anno e mezzo di F1 ha capito parecchie cose: per esempio che ci si può far male davvero, che non siamo sulla playstation come pensano molti miei colleghi coetanei e pure più vecchi. Io la morte l’ho vista in faccia in un posto da fiaba che non mi è parso per nulla principesco, però: Montecarlo, neppure un anno fa. Uscivo dal tunnel a mille allora e mi è scodata via la monoposto e sono andato a sbattere che più forte non si può. Io non ricordo nulla, ma papà ha perso anni di vita. Hanno impiegato una vita a togliermi dall’abitacolo e sono finito all’ospedale. Niente gara. Qualcuno ha pensato che dopo una botta simile non fossi più in gradi di spingere... Ho persino saltato la gara dopo perché non sono mica scemo: dopo le prime libere del Canada ho capito che mi ballava ancora la testa...
E adesso gli gira la testa. Su twitter, dove si è tutti un po’ più sinceri, scrive «vi amo, grazie per i complimenti, dedico la vittoria a Frida, è morta pochi giorni fa, l’amavo» e allega la foto del suo cane prima che qualcuno fraintenda. «Viva Mexico» aggiunge, Messico che in F1 non svettava dai tempi degli sfortunati fratelli Rodriguez, «è proprio valsa la pena fare tutti i sacrifici che ho fatto...». E più tardi coi media: «Sì, potevo vincere. Dovevo raggiungerlo presto perché si stavano degradando le gomme. Poi ho toccato il cordolo e lì ho perso quella possibilità».


Salve, sono Checo, quello della scuola piloti Ferrari, quello che intanto sta facendo lo stage alla Sauber, quello che potrebbe, dovrebbe, vorrebbe sostituire Massa, perché sarebbe un sogno e potrei aiutare Alonso quando la Rossa si riprenderà e... perché no, pungolarlo un po’ così che dia sempre il massimo. Come ieri. Salve, sono Checo, io sono qui.
twitter:@bennycasadei

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